Welfare innovativo

Nelle ultime settimane si sta discutendo su una proposta di legge sul telelavoro, firmata da Alessia Mosca (Pd), Barbara Saltamartini (Ncd) e Irene Tinagli (Sc): si tratta insomma di un proposta definibile bipartisan, espressione della attuale maggioranza di governo.

Il potenziale innovativo di questa proposta è interessante, a partire dalla terminologia utilizzata (smart working, anziché telelavoro) fino ai contenuti veri e propri, che sono una sfida per le imprese ed i lavoratori. Ma qual è la situazione attuale in Italia in materia di smart working? C’è davvero bisogno di una nuova normativa di settore, oppure l’Italia è già avanti da questo punto di vista?

Purtroppo, la situazione italiana in materia di telelavoro non è certo entusiasmante. Quando si tratta di settori innovativi, il bel paese è notoriamente arretrato ed anche in questo caso siamo tra gli ultimi in Europa: terz’ultimi per la precisione, al venticinquesimo posto su ventisette paesi. A rivelarlo è una ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, che mostra tuttavia come anche nel nostro paese la situazione sia tutt’altro che statica.
Certo, siamo fanalino di coda dell’Europa anche in questo specifico settore, ma la ricerca mostra un certo dinamismo.

Lavorare dove e quando vuoi. In ufficio o da casa: sceglie il dipendente. Si può fare. Anzi, molti lo fanno già. E con vantaggi sia per le aziende che per i lavoratori. Come e possibile?

Ce lo racconta oggi alle 16, durante una chat sul sito del Corriere, l’Amministratore Delegato di Microsoft Italia Carlo Purassanta. Mentre Anna Zattoni Direttore Generale di ValoreD, ci spiegherà quali sono i vantaggi per la conciliazione famiglia- lavoro.

Il lavoro agile non risolverà tutti i problemi. Ma, gestita bene, per qualcuno questa potrebbe essere un’opportunità. E , in tempi avari come i nostri, le opportunità non si possono lasciare scappare. Per questo la 27esima ora ha ospitato fin dalle prime battute il dibattito che ha portato al deposito, lunedì 27 gennaio , di una proposta di legge sullo smartwork. Un punto di arrivo e un punto di partenza allo stesso tempo. Le tre deputate che l’hanno firmata – Alessia Mosca (Pd), Barbara Saltamartini (Nuovo centrodestra), Irene Tinagli (Scelta Civica) - hanno il merito di aver aggiunto un punto all’agenda del lavoro.

Smartwork o lavoro agile (a proposito, forse sarebbe l’ora di metterci d’accordo e battezzare questo modo di lavorare una volta per tutte!) non c’entrano con il telelavoro. Perché non ti obbligano a stare a casa sempre. Ma solo quando serve e ti fa comodo. Lasciano al dipendente la possibilità di organizzarsi come vuole. Eppure fino a ieri erano stati messi in un cassetto di cui si era buttata la chiave. «Sono andata a vedere quale è il primo convegno a cui ho partecipato sul lavoro a distanza: era il ’99, 15 anni fa, ti rendi conto?», si stupiva l’altro giorno al telefono Gianna Martinengo,  imprenditrice milanese con il pallino delle tecnologie e delle questioni di genere. «Pensavo che ci dovessimo rassegnare, invece…».

Martinengo non si è arresa e il prossimo 12 febbraio ha messo di nuovo attorno a un tavolo a Milano imprese, politica ed enti locali per vedere se si possono cambiare le cose. Non è l’unica. Da Siemens a Nestlé, a Vodafone: le multinazionali si stanno mobilitando sul tema dello smartwork. Microsoft, antesignana in quest’ambito, ha organizzato un incontro domani, in collaborazione con Herman Miller. La piazza è sempre la solita: Milano. D’altra parte il capoluogo lombardo ha promosso addirittura una giornata del lavoro agile. L’appuntamento è per il prossimo 6 febbraio. «Le aziende che hanno aderito sono ormai numerosissime e nuove se ne aggiungono ogni giorno-  fanno presente in Comune – la nostra sperimentazione coinvolgerà diverse migliaia di lavoratori». Certo, c’è da chiedersi se non sarebbe il caso di promuovere lo smartwork anche a Roma. Con i problemi di traffico della capitale, qualche volta fermarsi a casa a lavorare farebbe bene anche al traffico.

Part time, flessibilità su orari d'ingresso e d'uscita, job - sharing, telelavoro. Sono le soluzioni per conciliare vita privata e vita lavorativa aumentando la qualità di entrambe. Ma il mondo aziendale si mostra restìo, anche se ottanta aziende hanno aderito alla prima «Giornata del Lavoro Agile» promossa dal Comune, giovedì 6 febbraio. Verrà introdotto uno studio del Diversity Management Lab dell'Università Bocconi, condotto su 750 soggetti interrogati in merito al bilanciamento tra vita lavorativa e privata. Solo il 23% delle imprese è impegnato contro le discriminazioni verso persone meno giovani, donne e mamme, stranieri, disabili e omosessuali. L'indagine rivela come le aziende siano retrograde nell'organizzazione interna.
«C'è scetticismo. Si pensa che il Lavoro Agile possa far calare la produttività e che si perda il controllo sui dipendenti. La cosa migliore è quella di dimostrare in concreto che non è così» spiega l'assessore al Tempo libero, Chiara Bisconti.

Trasformare la propria casa in un ufficio grazie alle potenzialità delle nuove tecnologie. Il telelavoro è un’attività professionale svolta al di fuori delle mura aziendali di cui tanti parlano e che pochi realizzano. Infatti, previsto da molti contratti aziendali, presenta poi nella realtà diversi ostacoli soprattutto da parte dei datori di lavoro, come emerge dalla ricerca Nuove tecnologie e benefici sociali: il telelavoro a servizio della conciliazione, presentata nei giorni scorsi in Università Cattolica.

In occasione della Giornata del lavoro agile promossa dal Comune di Milano, si rivela interessante lo studio condotto dal Centro studi e ricerche di Psicologia della comunicazione e condotto dal professor Carlo Galimberti, insieme a Eleonora Brivio e Francesca Cilento, che ha analizzato 140 questionari compilati per l’80% da donne, 50% con figli, dal 56% di dipendenti e 27% di liberi professionisti, dal 63% di laureati e dal 70% di persone che abitano a Milano e provincia.