Welfare innovativo

Dalla sua nascita negli anni ’50 sono numerose le sfide che il sistema di welfare state inglese, come tanti altri sistemi sociali europei, ha dovuto cercare di affrontare, come l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento nelle strutture familiari e il manifestarsi di nuove situazioni di bisogno. Hilary Cottam, fondatrice di Participle, crede, come molti altri, che la via neo-liberale abbia largamente fallito e propone un nuovo approccio basato sullo sviluppo di capacità e opportunità, basato sull’idea di rete sociale. Un welfare state che favorisca lo sviluppo del capitale sociale: un Welfare relazionale.

Il lavoro è diventato negli ultimi decenni sempre più fragile e con la recessione è diventato ancora più difficile trovarlo e facile perderlo. La fragilità del lavoro è dovuta anche al fatto che, secondo l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro, un lavoratore su 4 soffre di stress da ufficio: a pesare sono i ritmi, il carico e le complicazioni nella conciliazione con gli impegni famigliari.
Lo smart working è una modalità realizzata con successo in molti paesi europei e che di fatto consiste nel non dare per scontato che l’attività lavorativa debba essere svolta nella sede dell’azienda e con tempi prefissati. L’innovazione tecnologica aumenta l’opportunità di poter lavorare come in ufficio.

Oggi Milano inaugura la giornata del lavoro agile. Nel volantino che il Comune ha preparato per l’occasione si spiega in sintesi di cosa si tratta: il lavoro agile è quello che non richiede una postazione fissa, consente di svolgere i propri compiti ovunque, da casa, dal bar, dal parco, dalla palestra o da una postazione in co-working. Potrebbe sembrare l’ennesima fuga in avanti dei futurologi del lavoro ma, in realtà, si tratta di situazioni che, pur in diversa misura, ci troviamo ad affrontare già da tempo. Chi, alla guida nel traffico cittadino, non si è mai dovuto infilare in tutta fretta l’auricolare per rispondere alla telefonata del capo o di un cliente che aveva necessità di risolvere una questione con urgenza? E chi non ha mai buttato un occhio allo smartphone per controllare la posta elettronica del lavoro, anche durante il weekend? E non vi è mai capitato di mettervi al computer dopo cena per terminare un documento da presentare la mattina seguente? Normalmente sono tutte attività che si aggiungono a quelle che già svolgiamo in ufficio ma che, in realtà, non percepiamo più come lavoro extra, perché sono entrate a far parte della nostra routine. 

LAVORO UBIQUITARIO - Ecco, la giornata del lavoro agile ha, innanzitutto, il significato di farci prendere coscienza del fatto che il nostro modo di lavorare è ormai ubiquitario, coincide solo in parte con la presenza fisica in ufficio e stempera i limiti tradizionali dell’orario di lavoro. Ma è anche l’occasione per verificare quanto queste forme di lavoro, prestate fuori dalla unità di luogo e di tempo della organizzazione produttiva classica, possano alleggerire la città dal congestionamento del traffico, incrementare la produttività delle imprese e favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. 

Ufficio, addio? Il Comune di Milano ha indetto oggi la prima Giornata del Lavoro Agile, lo "smart working" che rimpiazza la vita da ufficio con orari elastici e device digitali. L'esperimento, promosso da una cordata trasversale che include Abi e Cgil, Assolombarda e Sda Bocconi, sembra funzionare: le note di Palazzo Marino parlano di «centinaia di adesioni» tra centro città e hinterland, con un esercito di professionisti appostati in bar e biblioteche, abitazioni private e aree a uso e consumo del co-working. Secondo gli organizzatori, il salto fuori dalle rigidità aziendali si tradurrebbe in «più tempo per sé, più qualità della vita, più produttività, meno stress e meno inquinamento». Ma quali sono i pro e i contro del telelavoro?

 

Svegliarsi, accendere il pc, iniziare il lavoro. Scrivere relazioni dal bar sotto casa o in piazza Duomo. La marcia in più dello smart working, con o senza l'impatto di una vita «più rilassata», resta il risparmio. Una ricerca della School of Managament del Politecnico di Milano aveva già evidenziato come il salto al telelavoro salverebbe 37 miliardi di euro all'anno di spese improduttive, nel mix tra aumento di produttività (+27 miliardi) e taglio dei costi diretti o indiretti (10 miliardi).