Welfare innovativo

Le grandi multinazionali hanno cambiato strategia per essere più competitive. attenzioni non soltanto per i fuoriclasse in ditta ma per tutti gli addetti: flexible working, orario concordato, telelavoro e aumenti di stipendio legati alle performance.

Competività non fa rima con aumento della produttività, ma con buona organizzazione dei processi aziendali. Lo dicono e lo dimostrano gli economisti Nicholas Bloom e John Van Reenen in uno studio pubblicato sull’American Economic Review nel quale analizzano la crescita made in Usa a confronto con un’Europa che ancora procede al rallentatore. Certo, c’è il costo dell’energia a fare la differenza, sempre più basso negli Stati Uniti e sempre più alto nel vecchio continente. Ma secondo i due autori, la chiave vincente arriva dalle multinazionali a stelle e strisce, capaci di sfornare innovazione grazie a una efficiente gestione della forza lavoro. Si tratta di modelli organizzativi aggiornati costantemente, che, oltre a rendere migliore la vita dei dipendenti, mettono il turbo alla produttività. Flexible working, dalla possibilità del telelavoro al flextime a orario concordato, un crescente Welfare aziendale e formazione continua, in ottica di sviluppo all’interno dell’azienda, e aumenti di stipendio legati alle performance. In altre parole lavoro “smart” al servizio dell’impresa e dei collaboratori. Per Luca Solari, docente di organizzazione aziendale e sviluppo delle risorse umane all’Università di Milano: «Le grandi multinazionali stanno cambiando approccio nei confronti dei dipendenti. Fino a qualche anno fa, la faceva da padrone il talent management, premiando, a volte anche eccessivamente, coloro che si ritenevano i fuoriclasse d’impresa. 

Intervista agli ideatori di Workplace Health Promotion, progetto selezionato da Regione Lombardia come modello regionale.

WHP - Workplace Health Promotion è la rete territoriale costituita nel 2010 nella provincia di Bergamo da Asl e Confindustria con l’obiettivo di migliorare la salute dei lavoratori bergamaschi. A seguito del suo grande successo, che ha portato quest’anno la Regione Lombardia a riconoscere gli straordinari risultati raggiunti a Bergamo e ad adottare il modello a livello regionale, abbiamo intervistato i protagonisti del progetto – Marco Cremaschini e Roberto Moretti del Servizio Promozione Salute della ASL di Bergamo e Roberto Fiandri di Confindustria Bergamo - per farci raccontare passato, presente e futuro della sperimentazione.

 

Il progetto di welfare aziendale sperimentale ha insegnato a 95 dipendenti di 7 imprese tra Milano e Bergamo a utilizzare il computer per risparmiare tempo e denaro, dai metalmeccanici alle insegnanti agli asilo nido.

Una volta, nelle famiglie ricche, aiutavano nelle attività di tutti i giorni. Oggi a fare i maggiordomi ci pensano i computer: basta saperli usare. "Maggiordomo digitale" è un progetto di welfare aziendale innovativo biennale, finanziato da regione Lombardia, che ha permesso a 95 dipendenti (dai metalmeccanici alle insegnanti agli asilo nido) di 7 aziende tra Milano e Bergamo di imparare ad utilizzare meglio i computer. Per risparmiare tempo e denaro. Dopo due anni di sperimentazione, il progetto ha dato i suoi frutti: dopo 557 ore di studio on line, 40 persone hanno deciso di partecipare all’esame per ottenere il patentino europeo del computer, l'Ecdl. Il 78 per cento dei 167 moduli d'esame sostenuti sono stati superati con successo. "È un risultato buono tenendo conto i numeri che ancora caratterizzano l'Italia per il digital divide", spiega Gianna Martinengo, imprenditrice di Didael Kts, azienda che offre corsi di formazione on line, capofila e partecipante del progetto "Maggiordomo Digitale". 

Forse il nome del progetto -"Maggiordomo Digitale" - è un po' fuorviante. L'idea e anche la messa in pratica,  invece, sono brillanti.  Si tratta di un piano sperimentato da sette piccole aziende lombarde a guida femminile e di settori diversi, per aiutare i dipendenti - 95 in tutto - a prendere confidenza con le nuove tecnologie per la formazione e il lavoro a distanza, a tutto beneficio dell'organizzazione, del bagaglio professionale e dell'aggiornamento dei singoli. Ma, soprattutto, del work-life-balance. Come dire, per stare nella metafora del maggiordomo, che "Quel che resta del giorno" incontra lo smartworking. Tema molto di moda in queste settimane, dopo la Giornata del Lavoro Agile lanciata con successo dal Comune di Milano - ma tutt'altro che nuovo. Di telelavoro, o come lo si vuol chiamare, se ne parla perlomeno dal 1999.  
Lo ha ricordato l'altro ieri, al convegno di bilancio dell'iniziativa in Provincia, Gianna Martinengo, pioniera dell'incontro tecnologie-lavoro-donne-flessibilità amica, vicepresidente vicario della Fondazione Fiera Milano e fondatrice di Didael Kts, software house che ha creato e sviluppato l'e-Maggiordomo. Ma é solo da poco tempo che, nelle aziende,  si cominciano a intuire davvero potenzialità e valore, organizzativo e motivazionale, dell'impiego delle tecnologie quando le si usa per modificare il format della giornata lavorativa (i dipendenti, invece, lo hanno capito benissimo subito).