Welfare innovativo

Il telelavoro è sempre più diffuso ma cosa occorre per lavorare da casa con successo? Ecco una guida per manager fuori sede o per chi sta per iniziare.

Il telelavoro è sempre più diffuso ma di certo ottenere un pieno successo con una carriera di questo genere è abbastanza difficile. Cosa serve per lavorare da casa? Ecco di seguito una breve guida per i manager fuori sede o per coloro i quali hanno avviato un home business.

Lavorare virtualmente significa lavorare lontano dagli altri colleghi e dipendnti. È dunque assolutamente necessario mantenere una rete di contatti eccellente ed è possibile in questo caso usare diversi strumenti tra cui telefono, email, Skype e via dicendo. 

Due ore di tempo libero in più al giorno. È questa la differenza (abissale, nelle nostre giornate frenetiche in cui corriamo per riuscire a mettere insieme tutto) tra il lavoro “tradizionale” e lo smartworking. L’evoluzione, insomma, di quello che una volta si chiamava telelavoro ma che oggi non si riassume semplicemente nel “lavoro da casa anziché in ufficio”. Chi fa smartworking può decidere dove lavorare in base alle esigenze produttive. E sentirsi libero di farlo.

“Si tratta di una vera e propria rivoluzione”, ha sottolineato Barbara Stefanelli, vicedirettrice del Corriere della Sera, durante il panel dedicato al “Telelavoro ai tempi dei social media” tenutosi alla Social Media Week di Milano. Con il blog al femminile La 27esima ora il Corriere ha portato avanti una campagna di sensibilizzazione relativa proprio allo smartworking, e nel corso della conferenza sono stati discussi ed analizzati punti positivi e criticità del tema. Per questo è importante, come ha ricordato Stefanelli, “fare in modo che questa rivoluzione sia virtuosa e positiva, eliminando il rischio di essere travolti dalla novità”.

La casa d'auto tedesca ha deciso che nella retribuzione debba entrare anche il tempo passato dai dipendenti, fuori dall'azienda, a lavoro col computer portatile, lo smartphone, anche inviando sms o cinguettii su twitter.

Nel conto dell'orario di lavoro e quindi della retribuzione devono entrare anche le ore passate dai dipendenti fuori azienda a lavorare per l'azienda col computer portatile o con lo smartphone, anche semplicemente trasmettendo e ricevendo e-mail, sms o cinguettii su twitter. L'idea non nasce in un'organizzazione benefica bensì alla BMW, la casa automobilistica bavarese che come è noto è numero uno mondiale nella produzione di auto del segmento premium, ed è anche una delle aziende europee e mondiali a massima redditività degli investimenti e margine di utile. Lo scrive Spiegel online.

L’adozione di modelli di smart working produce benefici per le imprese e i benefici sono misurabili e tangibili. Secondo uno studio della School of management del Politecnico di Milano “con una percentuale di home working intorno al 40%, cioè due giorni a settimana con possibilità di lavorare da casa o da un altro luogo, in media si risparmiano 550 euro di costi vivi all’anno per persona“. E ancora, “a livello di singola azienda si stima un aumento di produttività con punte del 50% e in media valutabile intorno al 25%. In termini pratici, un’azienda con oltre 500 dipendenti che ipotizza un +10% nel telelavoro può aspettarsi un beneficio in termini di costo del lavoro pari a circa 1,7 miliardi di euro. Infine, “anche soli 100 giorni all’anno di telelavoro garantirebbero ai dipendenti un sensibile risparmio di tempo negli spostamenti (per il sistema nel suo complesso 47 milioni di ore all’anno) e quindi di denaro (complessivamente 407 milioni di euro all’anno)”.