Welfare innovativo

Ridurre gli sprechi alimentari, che nelle mense abbondano, e conciliare i tempi di vita e lavoro, sollevando il dipendente dallo “stress” di fare spesa e cucinare per sé o per la famiglia al rientro dal lavoro. Il tutto riducendo l’impatto ambientale. È così che a Bologna la mensa aziendale diventa take away
Accade alla GIMA spa, società operante nel settore del confezionamento e dell’assemblaggio per le industrie alimentari, dolciarie, farmaceutiche e delle bevande, che si trova a Zola Predosa, in provincia di Bologna. I dipendenti, circa 130, possono prenotare il pasto serale domestico alla mensa aziendale che li cucina e li predispone in piatti e vaschette monouso termosigillate per il ritiro a fine turno: il costo per un pasto completo è di 2,5 euro, 1 euro per primo o secondo e 0,50 per il contorno o la frutta. Per il dolce invece il prezzo sale di un altro euro, ma si sa che per certi prodotti i prezzi di preparazione aumentano. I prezzi sono calmierati, grazie anche al contributo dell’azienda. Il menù, chiaramente, non è un’esclusiva del dipendente ma è allargato anche all’intero nucleo familiare: c’è chi prende la pizza per il figlio o il pasto per la nonna.
I vantaggi sono molteplici. Innanzitutto questo sistema fa un passo in avanti verso la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, sollevando i dipendenti - soprattutto le dipendenti - dall’onere di correre a far spesa e preparare la cena all’uscita dal lavoro: una volta arrivati tra le quattro mura domestiche basterà un minuto di microonde per sedersi a tavola. Non solo, ma grazie alla possibilità di usare le mono-confezioni, non c’è nemmeno bisogno di lavare i piatti. Il tutto salvaguardando comunque la qualità dell’alimentazione: i cibi vengono cucinati lo stesso giorno e da personale specializzato, inoltre il menù contiene diverse proposte (3 primi, 3 secondi, dolce e frutta), che permettono di avere anche una buona varietà di scelta.

Chi ha partecipato alla prima Giornata del Lavoro Agile, promossa dal Comune di Milano lo scorso 6 febbraio, ha risparmiato in media due ore del suo tempo e ha percorso (con mezzi propri) 57km in meno. Arrivano i primi dati di un'iniziativa unica nel suo genere in Italia che ha saputo coinvolgere 104 tra aziende ed enti e circa seimila lavoratori, consentendogli per un giorno di lavorare in modo diverso, in maniera "agile". Questo sperimento è frutto di un'altra innovazione, il passaggio di una hr manager di talento come Chiara Bisconti da un'azienda privata (San Pellegrino) ad un'ente pubblico, il Comune di Milano. Una "contaminazione" molto interessante ed efficace tra pubblico e privato che sta dando i suoi frutti. 

Computer, fax, smartphone, tablet, cloud computing: le nuove tecnologie hanno mano a mano portato allo sviluppo di forme di lavoro più agili e flessibili, come il telelavoro, che consente agli impiegati di un'azienda di operare da casa, spesso negli orari che preferiscono, e alle imprese di ridurre le spese necessarie a mantenere in piedi un ufficio. Con vantaggi tangibili anche per l'ambiente.

Affermatosi da qualche tempo in Nord-Europa e negli Stati Uniti, il telelavoro consente di conciliare vita privata e carriera, offrendo al lavoratore o alla lavoratrice una maggiore flessibilità, sia oraria che geografica. La riuscita di un rapporto di telelavoro si basa su un cambio di prospettiva: i dipendenti non vengono più valutati e retribuiti sulla base delle ore che spendono fisicamente in ufficio, ma solo ed esclusivamente a partire dai risultati che raggiungono.

In parole povere, si tratta di un nuovo modo di concepire il lavoro, che può portare notevoli vantaggi sia sul fronte della maggiore motivazione e di un maggiore impegno del personale, sia su quello dell'impatto ambientale, incidendo in modo positivo sulla csr di un'impresa.Dal punto di vista dei dipendenti, poter lavorare da casa si traduce innanzitutto nell'evitare gli spostamenti e nell'avereritmi di vita meno stressanti: non doversi recare fisicamente in ufficio significa, ad esempio, non spendere denaro per il carburante o per gli abbonamenti ai mezzi pubblici e non dover trascorrere ogni giorno una buona fetta del proprio tempo in auto, in metro o in autobus, magari incolonnati nel traffico urbano.

La.Fem.Me (Lavoro Femminile Mezzogiorno) è un progetto di Italia Lavoro (società per azioni totalmente partecipata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze), che sviluppa e realizza iniziative per far conoscere le soluzioni di carattere organizzativo adottabili dalle aziende con il coinvolgimento delle parti sociali e dei lavoratori, al fine di migliorare la conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro.

I servizi web messi a disposizione da La.Fem.Me, accessibili all’indirizzo www.italialavoro.it/lafemme, sono sostenuti dal Fondo Sociale Europeo e sono perciò totalmente gratuiti.