Nel ciclone della crisi, con il sistema produttivo italiano che arranca, arretra, c'è un unico pilastro solido sul quale costruire il futuro: la cultura. E non si tratta della solita affermazione di principio. Ma di una verità economica sostenuta da dati e cifre. Perché, nel 2013, la nostra industria culturale ha mosso 214 miliardi di euro e l'export del settore ha raggiunto un attivo di 25 miliardi. La fruizione della bellezza, il made in Italy, quell'enorme patrimonio rappresentato dal turismo. Settori di investimento in grado di generare un effetto moltiplicatore: perché per ogni euro messo lì ne ritorna 1,67. Parte da qui, "Io Sono Cultura", lo studio di Symbola e Unioncamere  che sarà diffuso oggi alla presenza del ministro Dario Franceschini. Uno studio che rivela anche quali sono le province e le regioni più produttive dal punto di vista dell'economia della cultura. E qui le sorprese non mancano. 

Ma partiamo dalle cifre. E da quelle che riguardano l'export. "Cultura e creatività" restano le due parole chiave del successo del Made in Italy. Una tendenza cha parte da lontano e che negli ultimi anni ha rivelato la sua enorme efficacia economica. Durante lo tsunami della crisi l'export è cresciuto del 35%: era di 30,7 miliardi nel 2009, è arrivato a 41,6 nel 2013. Si tratta del 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese. 

 

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