In giro per il mondo ci sono grandi disponibilità finanziarie in cerca di un'allocazione efficiente, e altrettanto enormi bisogni sociali, moltiplicati da una crisi che negli ultimi sei anni ha messo alle corde, insieme alle economie globalizzate, anche il concetto stesso di welfare. Far incontrare i due mondi - la ricchezza finanziaria e i bisogni sociali - può aprire scenari fin qui impensabili allo sviluppo, in particolare nell'interesse delle giovani generazioni. Certo, servirebbero un capitalismo meno arrogante ed aggressivo, così come un settore non profit meno pavido e autoreferenziale.

Ma serve, prima ancora di questi fondamentali passaggi culturali, un hub di intermediazione in grado di far convergere le energie positive degli attori sociali, dallo Stato alle imprese, dalle associazioni alle fondazioni e alle università, intorno a obiettivi che abbiano al denominatore il bene comune.
Un hub del genere, in Italia, ancora non si vede, ma il Forum sull'economia positiva, in corso da ieri presso la comunità di San Patrignano e atteso oggi alla giornata conclusiva, gli assomiglia molto. Nelle ambizioni, infatti, mira a rispondere specificamente a questa missione: mettere in campo un capitale bridging, in grado di costruire ponti tra mondi diversi, ma fatalmente attratti alla collaborazione.

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