Welfare innovativo

Non è vero che fermandosi alle canoniche otto ore si è meno produttivi di chi ne lavora dodici. Né che stando a casa, o perfino in palestra, si è meno efficienti di uno stakanovista dell’ufficio. Slegare l’impiego da luoghi e tempi fissi: l’obiettivo dello smart work, all’italiana lavoro agile, è aiutare le aziende a risparmiare e i dipendenti a conciliare meglio vita privata e professionale. In Italia se ne fa ancora poco. Secondo il Politecnico di Milano solo il 6,1% dei dipendenti lavora a distanza per almeno un quarto del tempo, contro il 14% della Danimarca. E solo il 31% può gestire in maniera flessibile i propri orari, rispetto al 52% tedesco.

La proposta di legge presentata la scorsa settimana da Alessia Mosca (Pd), Barbara Saltamartini (Ncd) e Irene Tinagli (Sc) vuole snellire alcune delle rigidità che hanno ostacolato la diffusione dello smart work.

Del Jobs Act a cui sta lavorando il Pd di Matteo Renzi a oggi si sa poco o nulla. Una cosa sola è certa, però: il documento promuoverà lo smartwork. O lavoro agile, a seconda delle preferenze linguistiche. Per intenderci, il lavoro dipendente che si può fare da casa, dall’azienda o da dove si vuole, tanto poi si viene valutati sui risultati. Certo all’interno del Jobs Act si parlerà anche di smartwork», conferma Marianna Madia, responsabile Lavoro della segreteria del Pd. «Si tratta di uno strumento interessante che può favorire la conciliazione famiglia-lavoro — continua Madia —. Per questo mi auguro che entri anche nel cosiddetto contratto di governo».

La segreteria che metterà nero su bianco il programma del Pd in materia di lavoro si terrà tra un paio di settimane. Già domani, invece, le promotrici tripartisan di un progetto di legge sullo smartwork Alessia Mosca del Pd,  Barbara Saltamartini del Nuovo centrodestra e Irene Tinagli di Scelta civica — depositeranno la loro proposta.

Il  trio Mosca-Saltamartini-Tinagli ha presentato anche emendamenti al decreto Destinazione Italia. Se approvati, permetteranno l’accesso a forme di credito d’imposta alle aziende che vogliono allestire postazioni di lavoro domestiche. «Ci eravamo date tempi ben precisi per il deposito di questa proposta di legge, li abbiamo rispettati — fa notare Mosca —. Il testo iniziale è stato sottoposto a tutti coloro che volevano contribuire con idee e suggerimenti (anche sul sito della 27esima ora) e abbiamo così introdotto modifiche migliorative. Numerose le buone pratiche da cui abbiamo potuto prendere spunto. Ora è importante che lo smartwork entri nell’agenda del governo».

Una fonte informativa completa, autorevole e qualificata grazie al contributo di 21 professionisti specializzati in diversi ambiti, da quello giuridico al crisis management, dalla sicurezza in edilizia alla valutazione dei rischi negli ambienti di lavoro: il portale www.cantieriinsicurezza.it è un innovativo progetto di coworking virtuale, che si rivolge agli addetti ai lavori per fare cultura in tema di sicurezza. Il network mette a disposizione riferimenti normativi e bibliografici, focus specifici, articoli di approfondimento e la possibilità di scaricare manuali, linee guida, codici.

“La sicurezza – afferma l’architetto Marco Bizzotto, ideatore del progetto e consulente specializzato in progettazione, gestione, verifica di piani di sicurezza per cantieri temporanei o mobili – va riconosciuta come parte integrante e insostituibile del processo produttivo: un’impresa senza infortuni è un’impresa virtuosa, che diminuisce i costi sociali ed economici causati dagli infortuni sul lavoro e aumenta la sua produttività. La crisi economica non può arrestare questo approccio concettuale e culturale: per questo abbiamo sentito l’esigenza di fare network per contribuire alla diffusione di una radicata cultura della prevenzione”.

In Italia sempre più uomini, quando nasce un figlio, chiedono al capo di stare per un periodo a casa. Se nel 2008 ai maschi è andato solo il 7% dei congedi parentali, nel 2012 la percentuale è salita al 10%. Certo non basta: quasi sempre, cioè in 9 casi su 10, sono le donne a chiedere il congedo, rinunciando così a buona parte del proprio reddito. A dare le cifre è una ricerca di Aldai, l'Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali, attenta alle pari opportunità in azienda, al punto da aver lanciato il premio "Merito e Talento" per segnalare modelli manageriali femminili positivi.