Innovazione

Il Ministero allo Sviluppo Economico presenta Opendata SmartGov, un progetto che raccoglie i dati europei e italiani relativi al tema della smart growth ovvero della crescita intelligente, inclusiva e sostenibile del sistema economico, secondo la strategia europea 2020.
Vengono analizzati, attraverso cruscotti di sintesi, i dati degli indicatori territoriali per le politiche di sviluppo secondo le dieci priorità del quadro strategico nazionale, sulle performance d'innovazione, sullo sviluppo delle smart city, sulla qualità della vita, su energia e ambiente, su mobilità e trasporto, sulla formazione e istruzione, sul commercio estero e sull'industria. In particolare il portale rende disponibili 9 pagine, che analizzano in serie storica gli indicatori per tematica, fornendo i dati di ogni regione, paese e settore pubblicati in formato aperto e consultabili anche con applicazioni interattive: Smart Economy, Smart Sectors e SmartRegions Scoreboard, cruscotti di sintesi elaborati con i dati Eurostat ed Istat relativi alle tematiche regionali citate.
Ecco le 9 pagine messe a disposizione:

Nonostante la crisi, non pare fermarsi l’ondata digitale che sta “invadendo” le nostre vite e le organizzazioni, ma l’innovazione digitale stenta ancora a giocare un ruolo propulsivo per l’agognata ripresa nel nostro Paese; permane una sorta di Digital Divide culturale nelle imprese italiane, che si traduce in un livello di investimento nell’innovazione basata sulle tecnologie digitali che resta troppo basso rispetto a quanto sarebbe necessario per allinearci ai Paesi più virtuosi.
Nel 2013 il budget ICT su fatturato si attesta al 2,5% di cui il 68% destinata a spese correnti e il 32% ad investimenti per nuovi progetti. In particolare il settore Industria mostra un significativo ritardo rispetto agli altri settori, con un rapporto pari al 1,6%, basso anche se confrontato con l’andamento internazio­nale (Dato Gartner 2012: 3,5%). Tenendo conto che tale settore rappresenta quasi il 40% del panorama economi­co italiano, esso incide in maniera rilevante sul ritardo generale.

Il 12 marzo 2014 il web compie 25 anni.
Era il 12 marzo del 1989 quando l’informatico inglese Tim Berners-Lee pubblica un saggio tecnico dal titolo “Management dell’Informazione: una proposta”, che diventa la base teorica della rete. A Natale dell’anno dopo, il 1990, Berners-Lee rende pubblico, gratuitamente, il suo codice.
Come scrivono Susannah Fox e Lee Rainie del Pew Center Internet Project nel loro rapporto sui 25 anni del World Wide Web, per tanti di noi web e Internet sono sinonimi di una rete per mandare mail, leggere articoli, guardare video YouTube o ricercare negozi su Google. Il genio di Berners-Lee sta nell’avere permesso alla gente comune di ottenere i documenti da Internet, e comunicare con altri utenti ai loro computer. 

Il nuovo mondo tecno disegnato dal Salone di Barcellona. Gli oggetti sapranno tutto di voi: vince la tendenza smart.

Il telefono saprà tutto sulla nostra salute. L'auto metterà la nostra musica preferita. Il lampione ci regalerà la connettività nel momento del bisogno. Lo spazzolino da denti ci sgriderà se l'igiene orale non è sufficiente. Usiamo i verbi al futuro perchè si tratta di prodotti (apparentemente) fantascientifici. Ma per la maggior parte (come si è capito dal Mobile World Congress di Barcellona) parliamo di novità in arrivo nei prossimi mesi. Presente, dunque, non futuro.

La tendenza "smart" (smartphone, smartwatch, smart car, smart city e così via) sta portando nelle nostre vite sempre più oggetti e luoghi che sanno tutto di noi. O aspirano a farlo. Con tutto quello che ne consegue: faremo più cose con meno fatica ma sempre più pezzi del nostro vissuto finiranno in archivi digitali. Bit all'interno di Big Data, come si dice delineando un trend, che fa il paio con la Internet of Things, l'Internet delle Cose in cui gli oggetti dialogano tra loro senza la necessità di un intervento umano. Intorno a noi, invisibile ma presente, ci sarà una vera e propria Digital Skin, una pelle digitale come l'ha definita a Barcellona il CEO di Alcatel-Lucent Michel Combes. Un abito immateriale così ricco da permettere agli oggetti di adeguare in maniera automatica le funzioni in modo da migliorare la nostra esperienza come utenti. A "livello basso" accade con alcuni smartphone già ora. All'estero iol telefono, senza intervento umano, non solo cambia l'ora ma ci propone in evidenza, sulla schermata principale, un doppio orologio con il fuso italiano e quello del Paese in cui ci troviamo.