Politiche di genere

Il titolo scelto va senza dubbio controcorrente rispetto ai tempi difficili che viviamo. E con la festa dell'8 marzo ha in comune solo la vicinanza sul calendario. «La vie en rose - Dalla parte delle donne dei giovani e del lavoro» é una iniziativa dedicata all'occupazione che si svolgerà mercoledì 5 marzo in contemporanea nelle Università di Roma Tre (Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia), Modena ( Facoltà di Giurisprudenza) e Bari (Aula Aldo Moro).

«La vie en rose - spiega la Consigliera nazionale di parità Alessandra Servidori, a cui si deve l'idea - sarà un modo per spiegare semplicemente che la "via rosa", la via per le donne, può essere tracciata facendo squadra». La giornata stessa nasce dalla collaborazione di diversi soggetti istituzionali: é infatti promossa dall'ufficio della Consigliera nazionale di parità insieme alla Direzione generale per l'attività ispettiva del ministero del Lavoro, al Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del lavoro e alle Consigliere di parità della Regione Puglia, della Provincia di Roma e della Provincia di Modena. «Il tridente consigliere di parità, ispettori del lavoro e consulenti - ha spiegato oggi Alessandra Servidori - forma una squadra attiva sui territori da oltre un anno, con seminari informativi per disoccupate e giovani che cercano di chiarire il proprio progetto di vita». 

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, il Comune di Rho e le associazioni che partecipano alla Casa delle Donne propongono un programma ricco di eventi:

- sabato 1 marzo, ore 16-19 e domenica, 2 marzo, ore 9:30-12:30laboratorio “Decostruzione del genere e strategie di empowerment contro la violenza sulle donne: da vittime a soggetti”, a cura dell’associazione Oltre lo specchio. Casa delle Donne, Via Sant’Ambrogio 6

Molti hanno sentito parlare del fatto che sul posto di lavoro le donne sono meno pagate degli uomini. Ma ciò che sorprende è che spesso, anche quando sono le donne stesse a fornire lo stipendio, decidono di retribuirsi con una cifra inferiore rispetto agli uomini.
Secondo l’Institute Women’s Policy Research, il salario settimanale medio delle donne per un lavoro a tempo pieno corrisponde all’81% di quello maschile.

Le statistiche sono impietose e fotografano dicontinuo il grande gap che esiste tra uomini e donne in Italia. L’ultimo dato viene da una ricerca condotta dall’Istat all’interno di un progetto promosso dall’Ocse e finalizzato a misurare il capitale umano per comparare i singoli Paesi e per esaminare il livello di sostenibilità dei sistemi di welfare, sottoposti a livelli di stress che non conoscevamo nel Novecento. Ebbene il dato medio riferito ai maschi è di 435 mila contro 231 mila delle donne, quasi il doppio quindi. La media nazionale, per la cronaca, è di 342 mila.

Spiega l’Istat: «Il differenziale è da mettersi in relazione alle differenze di remunerazione esistenti tra uomini e donne, ma anche al minor numero di donne che lavorano e al minor numero di anni lavorati in media nell’arco della loro vita». Ovviamente molto dipende dalla nozione di capitale umano che si fa propria ed in questo caso avendo l’Ocse adottato quella che gli statistici chiamano l’approccio Jorgenson-Fraumeni si opera sostanzialmente su due parametri: il livello di istruzione e il reddito percepito. E sappiamo bene come entrambi gli indicatori giochino — assieme al sostanziale monopolio «rosa» del lavoro domestico — «contro» le donne.