Politiche di genere

Non servono le leggi per le donne. Piuttosto bisogna pensare alle donne mentre si fanno leggi. Tutte le leggi. Può sembrare un paradosso, ma a volte per essere equi è necessario fare qualche differenza. Ieri la commissione lavoro della Camera ha emendato il decreto sul lavoro del ministro Giuliano Poletti nella parte che riguarda i contratti a termine. Il tutto per evitare di penalizzare le donne che restano incinte mentre sono assunte a tempo determinato.

Va ricordato che oggi i contrattisti a termine che hanno lavorato almeno sei mesi per una certa azienda hanno diritto di precedenza in caso l’impresa decida di fare assunzioni nella stessa mansione. Con la normativa passata ieri, di fatto è stata introdotta una “superprecedenza” per le dipendenti a termine che sono diventate mamme. Nel caso fortunato in cui l’azienda potesse stabilizzare qualcuno, si dovrà partire proprio dalle neomamme. Un vantaggio giustificato. Oggi le donne con contratto a termine rimandano la maternità nell’attesa di una stabilizzazione. Sanno che difficilmente il contratto sarà rinnovato a chi nel frattempo diventa mamma. Bilanciare una normativa che agevola i contratti a termine mettendo sul piatto un incentivo all’assunzione delle neomamme è più che sensato.

Commissario Reding, passi avanti in Paesi con leggi nazionali


"Negli Stati membri dove sono state introdotte leggi nazionali sulla parita' di genere nei Cda, si notano i progressi piu' grandi. La Francia e' la piu' forte. L' Italia ha fatto progressi molto forti, ed ha una legge sulle quote rosa, che introduce le quote": cosi' il vicepresidente della Commissione Ue e responsabile per la Giustizia Viviane Reding, presentando i dati sui progressi in tema di eguaglianza
di genere. 

Da quando il Progetto “Everyday Sexism” della femminista inglese Laura Bates è stato lanciato nel 2012, ha raccolto 50.000 testimonianze di sessismo quotidiano da donne di 17 Paesi (tra cui l’Italia), di tutte le età, etnie, religioni. Episodi “gravi o meno gravi, a volte terribilmente offensivi, altre volte talmente ‘normalizzati’ che una non ha nemmeno la voglia di protestare”, come ha spiegato la stessa ideatrice, intervistata lo scorso dicembre da La 27esima ora. Dal progetto è nato un libro, che esce proprio oggi in inglese e di cui pubblichiamo un’anticipazione: è suddiviso in 12 capitoli ricchi di storie. Qui sotto potete leggere due brevi stralci – e poi vi incoraggiamo a condividere con noi i vostri racconti.

Capitolo 7: DONNE E LAVORO

Gli studi dimostrano che il luogo comune assurdo dell’inferiorità femminilesi traduce spesso nella teoria altrettanto superficiale dell’inferioritàprofessionale delle donne, secondo cui è normale ritenere che una donna ricopra un ruolo più basso rispetto a un collega maschio. E infatti proprio nel giorno in cui abbiamo lanciato il Progetto “Everyday Sexism” abbiamo ricevuto questa segnalazione:

Io: “Sono un architetto.”
Uomo: “È l’assistente di un architetto?”
Io: “No, faccio l’architetto.”
Uomo: “Ah, caspita… Complimenti.”

Ma uno studio mostra che la presenza femminile aumenta il profitto delle aziende.

Continua ad esistere un doppio standard nei confronti delle donne? Certo. Nonostante tutti i progressi fatti negli ultimi anni, le donne continuano ad essere pagate meno degli uomini, meno scelte per gli incarichi di leadership, e più criticate quando li ottengono, tanto nel settore privato, quanto in quello pubblico. La colpa è della nostra mentalità arretrata, ma nel caso delle donne impegnate in politica è anche dei media, che le trattano come eccezioni da tenere più attentamente sotto controllo. 

Si arriva a queste conclusioni unendo i fili di varie conversazioni avvenute negli ultimi giorni. Lo spunto per il titolo lo ha dato certamente Hillary Clinton, ex segretario di Stato e possibile prossimo candidato alla Casa Bianca, che intervenendo a New York al convegno “Women in the World”, ha denunciato la tendenza al doppio standard: «Esiste, lo abbiamo provato tutte. E’ vivo e vegeto, e in molte circostanze i media sono i principali propagatori della sua persistenza». Parlava da politica, ovviamente, che si è sentita e si sente sottoposta ad un costante scrutinio superiore a quello dei colleghi maschi, in particolare ora che potrebbe avviare la sua corsa per prendere il posto che era stato del marito Bill. Però non si è limitata alla sua esperienza personale, perché ha parlato anche di come le donne siano ancora discriminate su tutti i fronti del lavoro, offrendo come consiglio quello di «non prendere le critiche personalmente», perché quello è proprio l’obiettivo di chi vuole abbatterle.