Ma uno studio mostra che la presenza femminile aumenta il profitto delle aziende.

Continua ad esistere un doppio standard nei confronti delle donne? Certo. Nonostante tutti i progressi fatti negli ultimi anni, le donne continuano ad essere pagate meno degli uomini, meno scelte per gli incarichi di leadership, e più criticate quando li ottengono, tanto nel settore privato, quanto in quello pubblico. La colpa è della nostra mentalità arretrata, ma nel caso delle donne impegnate in politica è anche dei media, che le trattano come eccezioni da tenere più attentamente sotto controllo. 

Si arriva a queste conclusioni unendo i fili di varie conversazioni avvenute negli ultimi giorni. Lo spunto per il titolo lo ha dato certamente Hillary Clinton, ex segretario di Stato e possibile prossimo candidato alla Casa Bianca, che intervenendo a New York al convegno “Women in the World”, ha denunciato la tendenza al doppio standard: «Esiste, lo abbiamo provato tutte. E’ vivo e vegeto, e in molte circostanze i media sono i principali propagatori della sua persistenza». Parlava da politica, ovviamente, che si è sentita e si sente sottoposta ad un costante scrutinio superiore a quello dei colleghi maschi, in particolare ora che potrebbe avviare la sua corsa per prendere il posto che era stato del marito Bill. Però non si è limitata alla sua esperienza personale, perché ha parlato anche di come le donne siano ancora discriminate su tutti i fronti del lavoro, offrendo come consiglio quello di «non prendere le critiche personalmente», perché quello è proprio l’obiettivo di chi vuole abbatterle. 

Il problema però sta anche nei numeri, come dimostrano i dati che confermano come le donne continuino ad essere pagate meno degli uomini, per svolgere gli stessi lavori. Questa purtroppo è una discriminazione nota da tempo, ma è interessante come l’ha affrontata una ricerca pubblicata di recente dall’Anita Borg Institute della California. Il risultato è che le compagnie dove c’è una forte presenza femminile, anche nei piani più alti, fanno più profitti. La spiegazione più semplice di questo fatto è che le donne in genere guadagnano meno degli uomini, e quindi assumerle significa ricevere prestazioni della stessa qualità, o migliori, ad un costo inferiore. Non ci si può fermare a questa evidenza, però, perché l’Anita Borg Institute cita anche studi che dimostrano come l’intelligenza collettiva delle aziende si alza, quando ci sono più donne. Assumerle quindi non è solo la cosa giusta da fare sul piano della giustizia sociale, ma è anche conveniente, a patto di saper mettere da parte i doppi standard. 

Fonte: La Stampa