Innovazione

Comprare un prodotto, sottoscrivere un'assicurazione o semplicemente pianificare una vacanza. Gesti quotidiani e a "portata di click". Oggi la rete è una preziosa alleata nella vita di tutti i giorni, capace di semplificare molti gesti e accorciare tempi e distanze, evitando inutili code o gincane alla ricerca del negozio più conveniente. Lo shopping online è in continua crescita e, secondo uno studio condotto da BizReport, entro il 2011 produrrà in Europa un giro d'affari di 323 miliardi di euro.

Una preziosa opportunità anche per le imprese che possono vedere crescere così margine e fatturato a fronte di minimi investimenti. A patto che, per fidelizzare i clienti, attirarne di nuovi e cavalcare l'onda della ripresa economica, puntino soprattutto sulla "customer satisfaction", ossia la soddisfazione degli utenti in rete. Perché, se è vero che il Web promette di offrire innumerevoli vantaggi, a volte per i consumatori può trasformarsi però in un'esperienza frustrante. E non sono solo parole. Lo stress da web e, soprattutto da e-commerce, esiste ed è in agguato ad ogni tocco di mouse.

La fuga dei cervelli dall'Italia rischia di fermarsi molto presto, più o meno all'altezza della camera da letto. Se l'ultima mossa per trovare un lavoro è inventarselo, qualcuno tra i ragazzi più intraprendenti l'ha già fatto, anche senza lasciare il Paese: si fanno chiamare wwworkers, per ora sono alcune centinaia. Sono i ragazzi che hanno deciso di lanciarsi nell'imprenditoria dopo lunghe trafile di precariato e stage e, senza passare per un'assunzione, hanno provato il brivido della partita Iva, scegliendo come luogo di lavoro il Web.

«Mi sono dato un anno di tempo per studiare il fenomeno, per definire i profili, per capire cosa sta accadendo - racconta Giampaolo Coletti, ideatore di wwworkers.it (un blog che raccoglie le storie di chi ha tentato, riuscendoci, di mettersi in proprio), agitatore culturale della Rete, ex flessibile dell'informazione -. I wwworkers sono apparsi timidamente in Italia dallo scorso anno, anche a seguito della crisi che ha vissuto il mondo del lavoro. E c'è da giurarci si imporranno con il 2010. Sono una razza in via di moltiplicazione».

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"Nel 2009, annus horribilis per il mercato mondiale dell'Ict, l'Italia ha approfondito il ritardo tecnologico con gli altri paesi registrando una contrazione dell'IT tra le più consistenti, pari a -8,1%, a fronte di una decrescita media mondiale del settore di - 5,4%. Tra i paesi avanzati, il nostro è quello che, nel 2009, ha più aumentato il gap tra PIL (-5%) e investimenti IT (-8,1%), rivelando un paese ripiegato su se stesso che, salvo eccezioni, sembra aver perso coraggio, che ha paura di investire e rischiare. Il disinvestimento italiano in Information Technology, pari a 1.657 milioni di euro, è un segnale allarmante di arretramento del Paese verso assetti strutturali di basso profilo competitivo, che rischiano di condannarci alla stagnazione.

Fonte: alt

Entro il 2014, l’eCommerce dovrebbe beneficiare di una crescita annua dell’11% nell’Europa occidentale e del 10% negli Stati Uniti. La conferma arriva da una Ricerca di Forrester.


Nel Vecchio Continente, lo shopping online dovrebbe totalizzare 114 miliardi di euro nel 2014, contro i 68 miliardi del 2009, senza considerare i dati relativi al commercio online di autovetture, voli e vendite tra singoli utenti. Quasi la metà dei consumatori europei, vale a dire 190 milioni di internauti, compreranno su internet da qui al 2014, rispetto al 35% dello scorso anno e ciascuno sborserà 601 euro in media (483 nel 2009).