Innovazione

Difficoltà a standardizzare l'offerta, a sviluppare competenze di business e approccio consulenziale e a riposizionare la struttura commerciale. Serve un approccio strutturato. School of Management del Politecnico di Milano ha sviluppato alcuni strumenti per riuscirci.

Siamo nel pieno di una rivoluzione in cui l’ICT sta trasformando in modo sempre più pervasivo il modo di fare impresa, tuttavia la percezione è che l’Italia sia ancora relegata a fanalino di coda nell’utilizzo delle tecnologie digitali e che le imprese non siano in grado di cavalcare quest’onda. Infatti, nonostante l’innovazione digitale rappresenti una delle principali leve per uscire dalla crisi, i budget ICT delle imprese sono in continua contrazione, intensificando la concorrenza sul mercato e riducendo i ricavi per gli operatori. Tuttavia, nonostante le evidenti difficoltà, l’attuale scenario italiano riserva alcuni segnali positivi. Alcuni ambiti innovativi, sebbene caratterizzati da progetti ancora poco estesi, sono in netta controtendenza rispetto al mercato, con investimenti e diffusione in aumento. Tra questi rientra di diritto il Cloud Computing, che in Italia nel 2013 è cresciuto del 12% per un valore complessivo di quasi 500 milioni di Euro, in un mercato ICT complessivamente in contrazione.

Da Mountain View è stato annunciato un nuovo strumento per la didattica, si tratta di Google Classroom, un prodotto che va ad inserirsi nel già ricco ecosistema di applicazioni per l’educazione sviluppate da Google.

Ma a cosa serve? Google Classroom è pensato per creare ed assegnare compiti, fornire feedback agli studenti, comunicare con la propria classe. L’obiettivo è quello di offrire più spazio e più strumenti utili allo studio e, allo stesso tempo, semplificare il lavoro degli insegnanti nella didattica. Dalle prime informazioni diffuse questo nuovo strumento sembra avere come target principale gli insegnanti della scuola interessati ad introdurre o migliorare la didattica digitale. Nello specifico Google Classrom consente di creare e organizzare compiti da assegnare agli studenti integrandosi con tutte le funzionalità di Drive e Gmail; l’insegnante può osservare il risultato dei compiti e fornire comunicazioni istantanee. 

Nanolaser per "stampare" cellulari sui capi d'abbigliamento. Risonanze magnetiche in grado di catturare le immagini anche di un singolo elettrone. Concentratori solari luminescenti che rivoluzionano il design degli edifici, trasformando qualsiasi elemento architettonico in un pannello solare. Innovazioni possibili grazie alle ricerche in campo nanotecnologico. 


A partire dalla prima mondiale dello "spaser" in carbonio e grafene, un laser su scala nanometrica realizzato dai ricercatori della Monash University di Melbourne, per un nuovo tipo di elettronica eco-friendly, che in futuro potrà stampare un cellulare estrememente sottile sui vestiti. I dispositivi basati sullo spaser possono infatti essere utilizzati come alternativa ai transistor correnti per superare i limiti di miniaturizzazione.


I ricercatori hanno scelto di sviluppare lo spaser utilizzando grafene e nanotubi di carbonio, centinaia di volte più forte dell'acciaio, e migliori conduttori di elettricità rispetto al rame. Oltre a resistere alle alte temperature. La ricerca australiana ha mostrato per la prima volta che grafene e nanotubi di carbonio possono interagire e trasferire energia tra loro attraverso la luce. Queste interazioni ottiche sono molto veloci e a basso consumo energetico, e quindi sono adatti per applicazioni come i chip dei computer. Ma gli scienziati della Monash University sperano di poter impiegare il nano-laser anche in campo medico, per uccidere le cellule tumorali senza danneggiare i tessuti sani.

Fabbisogno ridotto a 1,1 miliardi di euro. Grazie a nuove tecniche di scavo, riutilizzo di infrastrutture esistenti, varie economie di scala, migliori tecnologie wireless e avanzamento dei piani degli operatori. Entro un anno digital divide azzerato.

Il Piano nazionale banda larga, finanziato in tranche successive, prevede tre tipologie di intervento tra loro complementari: la realizzazione di infrastrutture ottiche – modello A; il contributo ad operatori privati per la realizzazione di rete e l’erogazione del servizio – modello B a cui concorrono gli investimenti effettuati dagli operatori privati beneficiari; l’incentivo alla domanda (modello C) da effettuarsi contribuendo all’acquisto di terminali in neutralità tecnologica.

 

Ma a che punto siamo nella realizzazione di questo ambizioso Piano nazionale?

Le infrastrutture di cui al  modello A (poco meno di 800 milioni di Euro) sono quasi tutte completate e sono in fase di attuazione le gare relative al Modello B. Al completamento di questa seconda parte sarà avviata quindi la terza fase del  Piano che prevede, appunto, un incentivo alla domanda dedicata alle microaree in digital divide residue da effettuarsi contribuendo all’acquisto di terminali – nel rispetto del principio di neutralità tecnologica.