Pubblicate le linee guida per la valorizzazione delle politiche territoriali di conciliazione famiglia-lavoro per il biennio 2014-2015.

Considerati i risultati conseguiti in via sperimentale dalle reti territoriali nel triennio 2011-2013 e la loro importanza strategica per la diffusione della cultura della conciliazione famiglia-lavoro, la Regione Lombardia ha deciso di proseguire e investire su questa linea di intervento. Le strategie della Regione sono contenute nella DGR X/1081 emanata il 12 dicembre 2013

La delibera ribadisce la volontà della Regione di investire sul tema della conciliazione famiglia lavoro, congruentemente sia alle politiche promosse in questo senso a livello europeo e nazionale, sia in continuità con quanto già previsto nelle scelte regionali per quanto concerne tanto le politiche per la famiglia quanto quelle per lo sviluppo e il mercato del lavoro.

Le “Linee guida per la valorizzazione delle politiche territoriali di conciliazione famiglia-lavoro e delle reti di imprese 2014-2015” (allegato A alla delibera) pongono le basi per la definizione delle nuove strategie territoriali di intervento, individuando gli elementi centrali del programma. Presentiamo qui di seguito una breve sintesi dei principali contenuti della delibera e della linea guida, aggiungendo, in conclusione, alcune considerazioni di sintesi.

Le risorse

Per il biennio 2014-2015 saranno disponibili due tipologie di risorse.

Formazione. Saranno destinati 300.000 euro al finanziamento della formazione, suddivisi in quote uguali (20.000 euro) per ciascuna delle 15 Reti Territoriali. Il finanziamento sarà erogato attraverso i soggetti capofila delle Reti (ASL di riferimento) e sarà vincolato all’organizzazione di iniziative formative a livello territoriale.

Progettualità dei Piani territoriali di conciliazione. Nel biennio saranno stanziati un complessivo di 3.339.500 Euro. L’80% di tale cifra verrà distribuito nei diversi territori in base ai bisogni di conciliazione, stimati a partire da alcuni indicatori chiave, quali ad esempio la distribuzione percentuale delle donne in età fertile o la distribuzione percentuale dei bambini di 0-6 anni di età. Il restante 20% sarà invece erogato al termine del biennio di riferimento a titolo di premialità, come maggiorazione di finanziamento volta a premiare l’innovatività, la sostenibilità, l’efficacia e integrazione territoriale dei Piani.

Governance e struttura organizzativa

Le Linee Guida sottolineano fortemente sia la dimensione relazionale (reciprocità e reti multi-attore), sia ladimensione territoriale, il più possibile vicina alle esigenze delle famiglie e delle imprese (in particolare le MPMI ed il sistema della cooperazione sociale). Questo l’assetto organizzativo e di governance previsto (fig. 1):

Presso la Direzione Generale Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato è istituita una Cabina di Regia(composta dalle Direzioni Generali competenti, ANCI, UPL, Unioncamere, Consigliera di parità regionale) incaricata di monitorare lo sviluppo delle Reti ed il buon andamento del programma attuativo nel suo complesso.

Fulcro del sistema sono le 15 Reti Territoriali di Conciliazione, ciascuna con capofila l’ASL di riferimento. Le Reti sono chiamate alla redazione dei piani di intervento, nonché alla promozione delle Alleanze locali. Attraverso il Comitato di Valutazione interno, le Reti Territoriali devono verificare la coerenza ed efficacia delle azioni proposte rispetto alle finalità di sviluppo del territorio, integrare se necessario gli interventi proposti attraverso la progettazione di nuove azioni, e monitorare in itinere le azioni programmate. Inoltre la Rete ha il compito di verificare la copertura sul territorio del Piano di Azione territoriale e, se necessario, di integrare gli interventi proposti dalle Alleanze locali attraverso la progettazione di nuove azioni.

Alle Alleanze locali viene affidato il compito di avanzare proposte progettuali e, in caso di approvazione, di garantirne l’attuazione. Le Alleanze locali dovranno prevedere al proprio interno la presenza di soggetti sia pubblici che privati e gli Uffici di piano dovranno rappresentare un elemento fondamentale di trasversalità ed integrazione.

Il Piano di azione territoriale

Le reti territoriali devono presentare, entro il 30 giugno 2014, il piano di Azione territoriale, uno strumento di programmazione delle azioni necessarie, dove vengono stabilite le priorità d'intervento, l'organizzazione delle risorse, le modalità realizzative ed i risultati attesi. L'articolazione dei piani territoriali potrà contenere una o più tra le seguenti azioni progettuali:

• Concessione di incentivi alle persone per il ricorso a servizi di cura e a servizi socio-educativi per l’infanzia;
• Sostegno alle imprese che introducono nuove modalità di lavoro family friendly (es. flessibilità oraria) o nuovi interventi di welfare aziendale e interaziendale (es. trasporto, babysitter di emergenza, micro nido);
• Sostegno per la promozione di azioni volte a favorire piani personalizzati di congedo di maternità-paternità/ parentali alle lavoratrici madri/lavoratori padri;
• Concessione di incentivi diretti alle persone e alle imprese per attività sperimentali che rispondano ad esigenze di conciliazione dei lavoratori/trici e delle famiglie;
• Aggiornamento e orientamento per favorire l’occupazione nei servizi legati alla conciliazione famiglia – lavoro.


Alcune riflessioni in sintesi

La delibera approvata lo scorso mese dalla Regione Lombardia si presenta, sotto diversi aspetti, come un’importante occasione per proseguire efficacemente il percorso iniziato sul tema della conciliazione. Ci sono sicuramente dei punti di forza, il primo dei quali quello di cercare di sostenere il più possibile un’attivazione da parte degli attori territoriali: le Alleanze locali richiedono di per sé partnership e collaborazioni tra enti pubblici, imprese private e organizzazioni sociali e promuovono l’elaborazione e lo sviluppo di progetti fortemente ancorati ai bisogni specifici dei contesti di riferimento.

Rimangono comunque alcuni elementi che ci paiono essere di forte complessità e quindi rischiano di ridurre l’efficacia della proposta. Il sistema prevede una struttura piramidale, che “discende” sul territorio a partire dall’ASL fino, appunto alle Alleanze Locali, passando per le Reti Territoriali di Conciliazione. Crediamo che i vari passaggi di responsabilità, le azioni di monitoraggio e valutazione, nonché il flusso di informazioni e comunicazioni tra i soggetti della rete saranno nodi organizzativi da tenere fortemente presidiati. In particolare rimane forse un po’ in trasparenza il ruolo del Piano di Zona, cioè il soggetto che avrebbe potuto forse fungere maggiormente da perno del sistema, in fase di programmazione e pianificazione. Come le stesse linee guida indicano in chiusura, per la buona riuscita del programma di lavoro ci paiono fondamentali alcuni elementi trasversali e di carattere organizzativo, che non dovrebbero essere trascurati:

• La formazione dei soggetti promotori e delle principali realtà coinvolte, che può essere sia inerente al tema specifico della conciliazione, sia toccare materie di carattere più generale, come ad esempio la comunicazione o la valutazione.
• L’attenzione ai processi di monitoraggio e valutazione, che non dovrebbero essere limitati alla misurazione del singolo risultato, ma aperti ad analisi degli impatti promossi sia dal singolo intervento sia (soprattutto) dall’insieme delle attività promosse dalle singole Reti: chi può essere parte del Comitato di Valutazione? Con quale ruolo? Deve prevalere la competenza tecnica o la visione politica? Quali le risorse in campo in termini di competenze, tempi, fondi?
• Un forte investimento in tema di comunicazione. Questa comprende sia la comunicazione sul territorio (promozione delle misure adottate, diffusione di buone prassi, azioni di sensibilizzazione mirate in base ai diversi target, etc), sia la comunicazione all’interno dei soggetti facenti parte della Rete Territoriale di Conciliazione (connessione tra le diverse alleanze locali, strumenti di scambio tra assessorati e/o Piani di Zona, condivisione delle decisioni assunte dal Comitato di Valutazione, etc). Se diversi possono essere gli strumenti messi in campo, le nuove tecnologie e il web 2.0 possono sicuramente fornire un importante supporto in questa direzione, consentendo sistemi di scambio efficaci e con il carattere dell’immediatezza.


Daniela Gatti* è consulente e formatrice per Pares società cooperativa, di cui è socia fondatrice. Si occupa di responsabilità sociale, welfare aziendale e conciliazione, valutazione, comunicazione e networking. È blogger su Conciliazione plurale


Riferimenti

Il testo della Deliberazione della Giunta Regionale n° X/1081, emanata il 12 dicembre 2013

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Fonte: Secondo Welfare