E' stato reso noto nei giorni scorsi il rapporto «Global Talent Risk Seven Responses» del World economic forum Boston group sulrischio di carenza di talenti tra il 2020 e il 2030 in 25 Stati, 13 settori e in nove diversi modi. Stando alle previsioni nei prossimi dieci anni a causa dell'invecchiamento della popolazione e del mercato globale ogni regione del mondo perderà lavoro qualificato e ciò comporta per la comunità e i governi la necessità di adottare da subito politiche educative e migratorie in grado di stimolare la collaborazione tra Stati e imprese al fine di limitare il più possibile la perdita di risorse umane qualificate.  Passando alla lettura dei dati, il rischio maggiore della perdita di talenti ricadrà sulle donne: già nel 2011 dell'85% di coloro che hanno lasciato un'occupazione per crescere un figlio, solo il 40% riesce a tornare a lavorare full time. Nel prossimo ventennio crescerà nel manufatturiero la richiesta del 10 per cento di esperti nei settori commercio, trasporti e comunicazione nei Pvs. In particolare la Cina dovrà raddoppiare entro il 2020 i profili «high skilled», perché già adesso il 12% dei residenti ha più di 60 anni. Canada, Germania, Inghilterra e Stati Uniti avranno bisogno di più immigrati e di una preparazione scolastica migliore: nel 2030 gli Stati Uniti dovranno inglobare nel mercato del lavoro 25 milioni di persone e l'Europa 24 milioni. Fra le soluzioni individuate vi sono la pianificazione strategica della forza lavoro, facilitare l'ingresso di giovani stranieri qualificati, favorire la circolazione dei cervelli, migliorare la formazione sulla tecnologia, ed estendere alle donne e ai professionisti più anziani un percorso per diventare talenti.