In Norvegia, cinque anni fa è entrata in vigore una legge che richiedeva che nelle società quotate il 40% dei consiglieri dovesse essere di sesso femminile. A cinque anni dall’entrata in vigore le società quotate norvegesi hanno nei loro CdA almeno il 40% di donne. Una scelta che ha avuto grande risonanza a livello internazionale, tanto che molti paesi europei stanno considerando misure simili.
Gli studi a supporto di tale “esperimento” sono numerosi. Di recente pubblicazione, ad esempio, sono due articoli pubblicati su riviste internazionali in cui si supporta empiricamente la necessità di avere una massa critica di donne nei CdA delle imprese.
Il primo di tali studi è stato pubblicato alla fine del 2010 sulla rivista “Corporate Board: Role Duties and Composition”, ed ha visto il coinvolgimento di un team di ricerca tutto italiano. Insieme ai miei co-autori, Mariateresa Torchia e Andrea Calabrò dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e Marina Brogi dell’Università di Roma “La Sapienza”, abbiamo dimostrato che affinché il contributo delle donne nei CdA sia forte e visibile è necessario che le donne siano almeno tre. Questo test è stato effettuato su un campione di 317 imprese norvegesi aventi un CdA composto da un numero di membri che va da un minimo di sei ad un massimo di dodici. Lo studio si basa su dati del 2005-2006 (prima che la legge sulla rappresentazione delle donne divenisse obbligatoria). I risultati dell’analisi empirica dimostrano che quando le donne nei CdA sono almeno tre esse contribuiscono positivamente e sostanzialmente alla formulazione delle strategie aziendali, essendo attivamente coinvolte nel processo decisionale.

Il secondo articolo sul tema è stato pubblicato il mese scorso su “Journal of Business Ethics”. Tale studio conferma ancora una volta la validità della teoria della massa critica. Insieme ai miei co-autori1 abbiamo replicato lo studio sullo stesso campione di 317 imprese norvegesi. L’obiettivo, in questo caso, era quello di mettere a confronto CdA composti da soli uomini con CdA con una, due o almeno tre donne e verificare l’impatto sul livello di innovazione (innovazione organizzativa) dell’impresa, cosí come misurata nell’anno 2006-2007, nelle differenti ipotesi considerate. I risultati hanno dimostrato che quando il numero di donne nei CdA aumenta, passando da uno o due donne ad almeno tre, l’impatto che esse hanno sul livello di innovazione dell’impresa aumenta. Tale impatto positivo è in parte dovuto al coinvolgimento che le donne hanno nella formulazione delle strategie aziendali. Infatti il coinvolgimento nelle strategie aziendali da parte delle donne ha un ruolo di mediazione nella relazione tra CdA e Innovazione.

Entrambi gli studi, dunque, dimostrano che quando le donne nei CdA rappresentano una piccolissima minoranza (una o due donne) vengono percepite come simboli o “tokens” e stereotipi e ciò interferisce con le loro performance. Quando però le donne sono almeno tre diventano un gruppo consistente capace di far ascoltare la propria voce e le proprie idee. Tre rappresenta il “numero magico”, il numero di donne necessario affinché i CdA – ed in via mediata le imprese – possano beneficiare della loro presenza.

Tali risultati costituiscono il cosiddetto “Business Case” a favore di una maggiore presenza femminile nei consigli di amministrazione: avere una massa critica di donne nei CdA produce un mix vincente di competenze ed esperienze con un beneficio tangibile sia per il funzionamento dei CdA e per il suo processo decisionale, e sia per le imprese. In tal senso, l’idea di obbligare per legge le società ad avere una certa percentuale di donne in CdA potrebbe rappresentare una scelta vincente. Se si guarda alla Norvegia come un caso pionieristico e come un caso di successo da seguire, possiamo concludere che la legge sulle quote di genere nei CdA italiani porterà agli stessi benefici per i CdA e per le imprese in generale.

Riferimenti agli articoli

Torchia, Calabrò, Huse & Brogi. Critical Mass Theory and Women Directors’ contribution to Board Strategic Task. Corporate Board: Role, Duties & Composition, Volume 6, Issue 3, 2010
Torchia, Calabrò & Huse. Women directors on corporate boards: from tokenism to critical mass, Journal of Business Ethics, published online 25 February 2011, doi: 10.1007/s10551-011-0815-z.

Fonte: ingenere.it