Scatta venerdì prossimo la riforma delle Camere di commercio, con una sorpresa: nei vertici delle nuove realtà le donne potranno vantare una rappresentanza destinata espressamente a loro.

Dopo cinque lustri, le 105 Camere italiane cambiano pelle grazie alla riforma fortemente voluta dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e introdotta con la delega della legge sviluppo.

Un universo di ben novemila addetti, in rappresentanza di oltre 6 milioni di imprese che, attraverso 130 aziende speciali e più di 1.500 partecipazioni in società miste, gestisce significative quote di scali, autostrade e fiere. Per statuto le Camere adesso devono occuparsi anche di internazionalizzazione e promozione all'estero delle aziende italiane, favorire la semplificazione, l'innovazione e il trasferimento tecnologico.

Negli organi collegiali viene inserita, inoltre, la rappresentanza dei professionisti nei Consigli camerali e viene semplificata la modalità di composizione degli organi con l'introduzione di quote rosa. Si introduce il «patto di stabilità», le Camere più piccole devono accorpare i loro servizi, non si possono istituire nuove Camere di commercio se non in presenza di un numero minimo di aziende.

Si rafforza l'Unioncamere con un suo più efficace raccordo con le amministrazioni centrali, le regioni e gli enti territoriali, introducendo un più forte potere di coordinamento del sistema camerale. Infine, c'è una spinta al federalismo: vengono potenziate le Unioni regionali delle Camere di commercio e viene valorizzato il raccordo con le Regioni anche attraverso lo strumento degli accordi di programma.


Fonte e articolo integrale: Il Sole 24 Ore
(pubblicato il 7 marzo 2010)