Prima la buona notizia. Emilia Romagna, Toscana e Umbria hanno le carte in regola per raggiungere l’obiettivo di Lisbona sui nidi: 33 posti ogni 100 bambini entro il 2010. La cattiva notizia è che il resto del Paese non ce la farà. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto degli Innocenti (incaricato del monitoraggio sui nidi) l’Italia è ferma a quota 23 per cento. Una percentuale ottenuta contando davvero tutto. Anche gli spazi gioco e i posti offerti alle materne a bambini che non hanno ancora tre anni. Se si tenesse conto solo dei nidi in senso stretto allora la copertura sarebbe ferma al 16 per cento.

Il problema numero uno quando si parla di servizi per l’infanzia sono i soldi. La coperta delle risorse è sempre più corta. Come spiega bene il rapporto sui costi dei nidi del Gruppo nazionale nidi infanzia insieme con il Cnel «il ritardo dell’Italia non è da imputare a enti locali disattenti ma soprattutto ai governi che si sono succeduti dagli anni Settanta». Dal ’77, ultimo anno di risorse statali finalizzate, bisogna aspettare la Finanziaria 2002 per vedere un nuovo impegno dello Stato, anche se furono distribuiti solo 50 milioni. Poi, con la finanziaria 2007, (governo Prodi) si è messo in campo un piano triennale per i nidi che ha stanziato 727 milioni di euro in tre anni, di cui 446 dello Stato e 281 delle Regioni.


E nel 2010? «Dobbiamo ancora decidere—risponde il sottosegretario alle politiche per la Famiglia, Carlo Giovanardi —. Certo la crisi e il Pil con il segno meno non aiutano ».

Intanto, mentre si discute e si taglia, per le famiglie le difficoltà quotidiane restano le solite. «Le spese per l’asilo nido sono troppo alte. Si arriva anche a mille euro in certi nidi privati. E gli orari sono meno flessibili di quelli richiesti alle mamme che lavorano», lamenta Sabina Guancia, consigliera di parità supplente in regione Lombardia. Risultato: le famiglie spesso devono integrare il nido con la baby sitter. E così fare figli diventa una scelta da ricchi.


Fonte e articolo integrale: Corriere della Sera

(pubblicato il 16 febbraio 2010)