Le pari opportunità, in Italia, sono ancora dispari: le donne guadagnano meno degli uomini, fanno meno carriera e difficilmente occupano posti ai vertici di aziende e istituzioni. Ma, dato ancora più preoccupante, oggi hanno grandi difficoltà ad entrare o ri-entrare (magari dopo la nascita di un figlio) nel mondo del lavoro. E’ il quadro emerso da un’indagine condotta da Movimento Difesa del Cittadino e Codacons nell’ambito del progetto “Dalle pari opportunità alla partecipazione protagonista”.

Sarà complice la crisi, ma la condizione delle donne italiane ha davvero bisogno di essere messa al centro di decisioni importanti. E questo non vale solo per la politica: anche il mondo associativo ha bisogno di fare passi avanti e di riconoscere alla donna un ruolo maggiore.Se alcuni dati ci sembrano ormai quasi scontati (ad esempio il fatto che le donne siano poco rappresentate nella sfera politica e istituzionale), altri dovrebbero allarmarci ancora di più: il 70% degli intervistati dichiara di aver avuto un’esperienza diretta o indiretta di discriminazione di genere sul lavoro (l’80% delle donne). Oltre alla diferrenza salariale o contrattuale e a tutti quelli aspetti ancora troppo legati ad uno stereotipo della donna non pienamente inserita nel mondo del lavoro, ci sono enormi difficoltà pratiche: in primis la maternità che in Italia è ancora vista come un ostacolo alla carriera o a qualsiasi impegno lavorativo. Non solo non ci sono le tutele adeguate e i servizi necessari, ma è il mondo stesso del lavoro a non essere tanto “aperto” alle donne madri.

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