Il rapporto dell'Organizzazione rivela che 830 milioni di lavoratrici non godono di garanzie adeguate. La maggior parte di loro vive in Africa e in Asia. Luci e ombre sull'Italia, segnalato in particolare il fenomeno delle lettere di dimissioni in bianco.

Nel mondo la tutela della maternità è inadeguata per il 71,6% delle lavoratrici, 830 milioni di donne. Lo rivela il rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) intitolato "Maternity and paternity at work: Law and practice across the world". Si va dai 410 giorni di congedo previsti dalla normativa croata ai 30 della Tunisia, alla situazione degli Stati Uniti, con Oman e Papua Nuova Guinea uniche nazionai in cui l'assenza per maternità non è retribuita. 

Italia in chiaroscuro. Per quanto riguarda l'Italia, l'Ilo mette in evidenza luci e ombre: il nostro Paese garantisce 154 giorni di congedo (più di Germania, Francia e Spagna), ma è ancora indietro per quanto riguarda i permessi concessi ai padri e soprattutto per le lettere di dimissioni in bianco che vengono fatte firmare alle lavoratrici al momento dell'assunzione in modo che possano essere licenziate senza problemi quando restino incinte. Una prassi di cui in Italia si fa "largo uso", segnalata anche in Croazia, Grecia e Portogallo.
Sempre sul fronte italiano, l'Ilo esprime apprezzamento per la riforma attuata nel 2013, che prevede che le madri possano rinunciare al congedo parentale (sei mesi di astensione dal lavoro al 30% della retribuzione) in cambio di un voucher da spendere per una baby sitter o un nido. Si tratta, secondo l'Organizzazione, di un esempio di "politiche innovative tese a promuovere il ritorno delle donne sul posto di lavoro consentendo di soddisfare le responsabilità legate alla cura del bambino". 


La situazione generale. Come detto, nel mondo il 71,6% delle lavoratrici, 830 milioni di donne, non è tutelato in modo adeguato in caso di maternità. L'80% delle donne non tutelate, si legge nel rapporto, si trova in Africa o in Asia, dove "il lavoro nero è predominante e i tassi di mortalità materna e infantile sono ancora molto elevati". 

Le lavoratrici che sono protette in maniera efficace e si avvalgono di benefici economici durante il periodo di maternità sono quindi il 28,4%. La percentuale di quelle che legalmente ha diritto a tutele è però più elevata: il 40,6%, laddove l'obbligo di congedo di maternità retribuito copre il 34,4% del totale. "C'è una differenza tra il numero di lavoratrici legalmente protette da sistemi di tutela della maternità e il numero di coloro che se ne avvalgono nei fatti", spiega l'Ilo, "la disparità tra i due dati dipende da come le leggi vengono applicate e garantite". La differenza tra le percentuali summenzionate deriva pertanto da "mancata conoscenza dei diritti legali e dei benefici, capacità contributiva insufficiente, disparità nei sistemi di sicurezza sociale, controlli inadeguati, pratiche discriminatorie, lavoro nero ed esclusione sociale".

"Tra i 185 Paesi presi in considerazione - si legge nel rapporto - 98 (il 53%) rispettano i criteri Ilo di almeno 14 giorni di congedo, 42 di essi raggiungono o superano le 18 settimane, mentre 27 Paesi, il 15%, ne garantiscono solo 12". Tra i paesi europei, registrano dati superiori all'Italia: Regno Unito (un anno), Norvegia (315 giorni), Irlanda (294 giorni), Svezia (180 giorni) e alcuni paesi dell'Europa dell'Est. Al di fuori del territorio Ue, si distinguono invece Vietnam (183 giorni), Cile (156 giorni) e Russia (140 giorni) a fronte di una media mondiale che si aggira grossomodo intorno ai 100 giorni.

I padri restano al lavoro. Un neo padre norvegese, tra congedo di paternità e congedo parentale, può avvalersi di 112 giorni obbligatori di astensione dal lavoro, un record mondiale, mentre in Italia si ha diritto inderogabile ad appena un giorno di congedo retribuito. "In Italia si ha diritto a un totale di 10 mesi di congedo parentale complessivo per la famiglia, periodo che può aumentare di un mese se il padre si prende almeno tre mesi", spiega Laura Addati, autrice del rapporto, "in Italia durante il congedo parentale viene però corrisposto solo il 30% della retribuzione, quindi molti padri preferiscono rinunciarvi e lasciare alla madre l'utilizzo di tutto il congedo parentale, mentre in Paesi come la Svezia c'è un maggiore incentivo ad avvalersene perché viene corrisposto l'80% dello stipendio".

Le nazioni in cui i periodi di astensione retribuita dal lavoro garantiti ai neo padri (cumulando sempre sia il congedo di paternità che il congedo parentale) superano i 15 giorni sono comunque pochissimi. La Norvegia è seguita in classifica da Islanda e Slovenia (90 giorni), Svezia (70 giorni) e Finlandia (54 giorni). A fare compagnia all'Italia in fondo alla lista troviamo, con due giorni, Grecia, Olanda e Lussemburgo. Va ancora peggio, però, ai novelli papà tedeschi, che non hanno diritto a nemmeno un giorno di paternità, così come irlandesi, austriaci, cechi e slovacchi. Molto variegato il quadro al di fuori dell'Europa.

 

Fonte: Repubblica