Paola Profeta, docente di Scienze delle Finanze all’Università Bocconi ed esperta di gender economy e le parole di Christine Lagarde.

Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario, dice che l’Italia è uno dei Paesi della zona euro che incoraggia meno la partecipazione delle donne al mercato del lavoro: «Siamo i peggiori e lo sappiamo. O meglio siamo terzultimi: prima in tema di occupazione femminile ci superava solo Malta. Ora siamo terzultimi prima di Grecia e Malta»


Una scalata 
«Il problema vero è che siamo inchiodati a quel 47% senza nessuna possibilità di recupero. L’occupazione femminile in Italia non cresce da tanti anni, siamo fermi ai tempi pre-crisi e ce ne infischiamo di tutti gli obiettivi europei. Nel 2010 abbiamo completamento saltato quello di Lisbona che ci chiedeva di arrivare al 60% di occupazione femminile. Per il 2020 c’è l’obiettivo di arrivare al 75% sia per gli uomini che per le donne. Non ce la faremo mai»


Perchè?
« Perché non facciamo assolutamente niente per incentivare il lavoro femminile. È sempre stato basso e ora con la crisi del mercato del lavoro la situazione è ancora più complicata. Basti pensare che neanche al Nord abbiamo raggiunto l’obiettivo di Lisbona e l’occupazione femminile si è fermata al 56%. Al Sud siamo addirittura al 30,8%»


Eppure si laureano tante donne 
«Dal 2000 c’è stato addirittura il sorpasso: su 100 laureati 60 sono donne. Ma questo dato non si è tradotto in aumento dell’occupazione femminile»


Sono le imprese che non assumono le donne o sono le donne che non cercano lavoro? 
« Entrambe le cose ma diciamo che le aziende continuano a preferire gli uomini per questioni legate ai carichi familiari, sanno che le donne si dedicano di più alla cura della famiglia e della casa. Un circolo vizioso, un meccanismo che si autoalimenta e anzi peggiora senza incentivi forti dal lato del welfare state. Per convincere le imprese ad assumere le donne bisogna fare in modo che a loro convenga di più assumere una donna»


E la legge sulle quote di genere?
« È all’avanguardia ma riguarda i vertici delle società. Può causare dei meccanismi virtuosi a cascata, ma sono complessi e articolati nel tempo. Dal basso continua a persistere un problema di ingresso e di continuità. Tante donne escono dal mercato del lavoro subito dopo avere avuto dei figli»


Come va agevolato il lavoro femminile?
« Una riforma a costo zero non serve a niente, si possono attuare politiche fiscali, sgravi Irap per assunzioni delle donne anche se non sono sufficienti. È indispensabile migliorare l’elemento culturale, ci abbiamo provato con la logica della condivisione nei carichi familiari con i congedi per i padri ma per ora si tratta di un solo giorno. A bocce ferme non si riesce a far niente».


Gli esempi citati da Lagarde sono il Giappone, l’Olanda. Cosa hanno fatto di speciale?
« Il Giappone è un’economia in crisi con un invecchiamento della popolazione molto accentuato e sta cercando di muoversi per avere più donne nella vita economica come elemento strategico per incentivare il mercato. L’Olanda ha puntato su forme di flessibilità del mercato di lavoro: part time, contratti flessibili che però da noi sono ancora delle armi a doppio taglio. Entrambi comunque hanno messo il problema in agenda. Da noi non è ancora chiaro cosa si intende fare».

Fonte: Corriere della Sera