Ci sono esempi d'eccellenza, come la Francia, la Finlandia la Spagna, nel riconoscere internet come un diritto dei cittadini. Ma il quadro giuridico è complicato. Vediamo i diversi casi.

L’art. 4, c. 2 della direttiva Servizio universale del 2002 stabilisce che «la connessione [in postazione fissa alla rete telefonica pubblica] consente agli utenti di effettuare e ricevere comunicazioni di dati, a velocità di trasmissione tale da consentire un accesso efficace a Internet, tenendo conto delle tecnologie prevalenti usate dalla maggioranza degli abbonati e della fattibilità tecnologica».

I Paesi hanno però interpretato in modo diverso questo principio, che in molti casi- come in Italia- è restato solo sulla carta. Facciamo il quadro dei casi esemplari in Europa e nel mondo.

Finlandia

La Finlandia è il primo paese al mondo che ha riconosciuto la connessione ad Internet in banda larga come vero e proprio diritto legale. In particolare, è stata approvata una legge (entrata in vigore dal 1° luglio 2010), contenente una specifica disciplina diretta a qualificare espressamente l’accesso a Internet un diritto legale da garantire a tutti i 5,3 milioni di cittadini del Paese. Il Ministero per le Comunicazioni finlandese, infatti, ha affermato che «una connessione a banda larga di alta qualità a un prezzo ragionevole è un diritto elementare»; con la conseguenza che gli operatori/provider presenti nel Paese, in quanto “fornitori di un servizio universale”, dovranno mettere a disposizione dei cittadini una connessione in grado di assicurare ad ogni abitazione e/o ufficio una velocità di download dei dati di almeno un megabit al secondo. A lungo termine, l'obiettivo perseguito dalle riforme istituzionali è quello di  fornire a tutta la popolazione una connessione a 100 Mbps entro il 2015, diffondendo le percentuali di accessibilità anche nelle zone remote, particolarmente influenzate dalle dinamiche del digital divide.

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