Il co-fondatore Larry Page parla alla Conferenza Ted di Vancouver.
 
Un Larry Page a ruota libera, quello che è apparso sul palco della conferenza Ted a Vancouver, ieri. Il co-fondatore di Google, intervistato da Charlie Rose ha discettato un po' di tutto: privacy, intelligenza artificiale, responsabilità sociale della aziende, auto che si guidano da sole, palloni aerostatici per portare Internet negli angoli più sperduti nel globo. Page – che da tempo soffre di una rara malattia alle corde vocali – ha parlato con voce esile, ma le sue affermazioni hanno avuto ciò nonostante parecchia eco (come del resto prevedibile, trattandosi del capo di una delle aziende più influenti al mondo). 
 
Alcuni dei punti più controversi della conferenza, molto dibattuti sui social network, hanno riguardato il trattamento dei dati sanitari. “Se la gente rendesse disponibili le proprie cartelle cliniche ai ricercatori, una volta rese anonime tutte le informazioni, si potrebbero salvare fino ai centomila vite ogni anno”. I temi della malattia e della morte, forse anche a causa delle sue condizioni personali di salute, sono da tempo al centro dell'attenzione del quarantenne multimiliardario, che non molto tempo fa annunciò la creazione di Calico , una società separata ma finanziata da Google, il cui obiettivo primario sarebbe stato quello di trovare dei metodi per allungare l'aspettativa di vita.
 
Sul palco del Ted, Page non ha menzionato Calico, ma la morte ha fatto capolino lo stesso quando ha ricordato come gli incidenti d'auto rappresentino la prima causa di decesso per le persone con meno di 34 anni, in America. L'auto che si guida da sola creata da Google, che dovrebbe essere messa in commercio entro il 2017, una volta risolti tutti i nodi legali e vinta la diffidenza culturale all'introduzione di un prodotto così rivoluzionario, nasce anche per risolvere questi problemi. Con un pilota automatico, gli incidenti non scomparirebbero, ma probabilmente diminuirebbero in maniera sensibile, visto che alla base di questi ultimi c'è quasi sempre l'errore o la sconsideratezza umana.
 
Non poteva mancare una domanda sull'intelligenza artificiale, visto negli ultimi tempi la Grande G ha fatto incetta di aziende che si occupavano di IA e del settore affine delle robotica, comprandole a suon di milioni. Il motivo principale – ha spiegato Page – è che quella del computer “è ancora un'esperienza farraginosa”. I computer sono ancora in larga parte come li descriveva Einstein: stupidi. “Non sanno dove sei, o quello che fai – ha sottolineato – E sono all'oscuro dei quello che sai tu”. Hanno bisogno insomma di essere sempre imboccati, mancano di iniziativa propria. Tutta la branca dell'intelligenza articiale va invece nella direzione opposta: creare macchina in grado di imparare da sole, dall'esperienza, e di acquisire conoscenze. È il futuro, e Google vuole farne parte, e non in seconda fila. Nell'intervista è stata affrontata anche la questione del Datagate: Page ha stigmatizzato il comportamento del governo americano in quest'ambito, auspicando un dibattito pubblico che affronti la questione dei limiti e degli scopi della sorveglianza da parte dell'intelligence. 
 
Fonte: La Stampa