Al Global Entrepreneurship Congress di Mosca il moderatore «zittisce» un rappresentante italiano: «Sulle startup mettete zero lira». Come presentarsi all'appuntamento di Milano del prossimo anno?

Altro che i sorrisetti di Bruxelles quando si parla delle riforme di Renzi. L’atteggiamento internazionale di perplessità quando l’Italia parla di crescita è un problema serio: anche e soprattutto se si parla di innovazione e startup. L’ha sperimentato sulla sua pelle anche la delegazione italiana appena tornata dal Global Entrepreneurship Congress di Mosca: a livello internazionale i passi in avanti fatti dal nostro Paese in questi ultimi anni non sono conosciuti, e comunque, ampiamente sottovalutati.

Difende l'Italia: zittito

L’aneddoto lo racconta Paolo Lombardi, new business creation manager di Trento Rise responsabile dell’acceleratore TechPeaks, uno dei quaranta delegati italiani presenti a Mosca. Era in corso il dibattito tra Alessandro Fusacchia, nuovo capo di gabinetto del ministero dell’istruzione, una delle anime della legislazione italiana dedicata alle startup, e Nicolàs Shea, inventore di Startup Chile, programma-faro per tutti i Paesi che puntano a diventare terreno fertile per le startup. Si parlava di politiche dell’immigrazione e startup, con Fusacchia che rivendicava i passi in avanti fatti dal nostro Paese in questi anni. A un certo punto, Vivek Wadhwa, vicepresidente innovazione e ricerca della Singularity University, che moderava l’incontro, ha attaccato l’Italia. «Il Cile investe sulle startup 30 milioni di dollari, l’Italia “zero lira”», ha detto. A quel punto Lombardi, in platea, chiede di intervenire. «Volevo far sapere che non è vero: ci sono programmi alimentati da fondi pubblici che sulle startup investono 18 milioni di dollari». Niente da fare, Wadhwa zittisce Lombardi accusandolo di voler far «pubblicità all’Italia» e togliendogli la parola.

La nostra percezione all'estero

L’aneddoto è significativo. E ha animato un interessante dibattito all’interno della delegazione italiana su come preparare il World entrepreneurship congress che nel 2015, dal 16 al 20 marzo, si terrà a Milano in contemporanea con l’Expo. Dobbiamo puntare a presentare l’Italia come il Paese delle startup o come un Paese che sta iniziando un lungo cammino per diventare innovation-friendly come è stato auspicato anche negli Stati Generali dello scorso 13 marzo? L’idea di Lombardi è chiara. «Io sono contrario a posizionarci come un Paese delle startup perché non lo siamo, faremo la figura dei venditori di fumo. Noi partiamo da una situazione di forte scetticismo internazionale verso l’Italia. Provare a posizionarci al completo opposto rispetto al percepito non è la mossa giusta, serve un punto intermedio per poi puntare a riposizionarsi tra 4-5 anni».

Tre opzioni per il 2015

Le opzioni portate all'attenzione della delegazione italiana, da parte di Lombardi, sono tre: presentarsi come Paese early-stage in via di sviluppo sulle startup, che dimostra di aver iniziato un percorso per diventare startup-friendly; puntare fortemente sull’agri-food e sul fashion come settori di sviluppo innovativo; puntare sul lifestyle italiano come plus per attirare sviluppatori e startupper alla ricerca di un deciso salto nella propria qualità di vita. Il dibattito è aperto, i lavori iniziati. Ora Metagroup, gruppo internazionale scelto come coordinatore del Gec per l’Italia dalla Kauffman Foundation, avvierà una serie di incontri per arrivare a una co-progettazione dell’edizione italiana assieme a tutto il mondo dell’innovazione. «Lo spirito e la squadra – conclude Lombardi – sono quelli giusti. Abbiamo la consapevolezza che cambiare la percezione del nostro Paese sull’innovazione richiede unità e lavoro». E, viene da aggiungere, una buona dose di orgoglio.

Fonte: Corriere della Sera