altIl Web come antidoto contro la crisi? Studi, statistiche ed esperienze pionieristiche concordano tutte nel sostenerlo. Certo, non si parla solo di Facebook e Twitter. Lo chiamano, sulla scorta di quanto scritto dal sociologo Manuel Castells, «capitalismo cognitivo»: una forma economica il cui perno è la conoscenza, l'uso che se ne fa e la sua diffusione.
 

L'impatto di Internet sul Pil
Un'economia profondamente diversa sia per ciò che produce sia per come lo produce e questo "come" è la digitalizzazione, della quale il Web è solo una parte. Ma qual è l'impatto che Internet e tutte le tecnologie legate al digitale hanno sull'economia reale. Secondo l'Istat circa il 2% del Pil italiano è prodotto da «l'economia di Internet» e nel 2015 arriverà al 4,3%. Solo l'indotto di Facebook genera un valore di circa 2,5 miliardi di euro. Una leva economica talmente forte da far essere la digitalizzazione dei processi produttivi uno dei veri antidoti alla crisi.


Le imprese "online-attive"
Lo confermano due importanti studi, uno di McKinsey e uno di Boston Consulting secondo i quali le imprese che fanno ampio ricorso alle tecnologie web crescono più del doppio rispetto alle imprese che ne fanno poco uso. Per McKinsey, infatti le prime registrano una crescita media annua del 13% contro il 6,2% delle seconde. Le piccole e medie imprese definite da Boston consulting "online-attive" - ossia che dispongono di un sito ed effettuano attività di marketing o di vendita in Rete - hanno registrato negli ultimi tre anni un aumento dell'occupazione e un incremento annuo del fatturato dell'1,2%, contro il -2,4% delle imprese "solo-online" (ossia dotate di un sito ma che non svolgono attività di marketing o di vendita in Rete) e il -4,5% delle imprese "offline" (prive cioè anche di pagina web).
 

Il rapporto Pmi Unicredit
A questo scenario e ai temi della digitalizzazione delle aziende è dedicata l'edizione 2012 del «Rapporto piccole imprese UniCredit», che verrà presentato a Roma il 30 novembre (leggi il programma dell'evento). Il digitale (virtuoso strumento in grado di abbattere i costi, ampliare la clientela, migliorare la qualità, efficientare le procedure, il tutto con pochi investimenti), si conferma un antidoto contro la crisi, soprattutto per le piccole imprese, lo dimostrano i tanti casi dal nord a sud dell'Italia.
 

Il potere dell'e-commerce
Un esempio? La Torrefazione Carbonelli. Era poco più di un bar, affogato a Melito, comune della provincia profonda di Napoli. Fatturato da bottega, clientela più che locale. Poi arrivano i social network, l'e-commerce, il sito, una intelligente campagna di brand reputation sul Web e il piccolo bar di paese ha più che decuplicato il fatturato, ha creato un marchio artigianale e vende dall'Austria all'Australia il suo caffè "Made in Italy", ha lanciato varie linee di prodotti e fa customer care via Twitter. Investimenti? «Tempo, studio e un poco più di mille euro per un buon pc e la connessione adsl», dice il titolare.
 

Digitalizzate, gente, digitalizzate
Digitalizzate, gente, digitalizzate, verrebbe da dire. Ne sono convinti un po' tutti, dall'Unione europea al Governo italiano con le loro «Agende digitali». Ne sono convinte le banche, che stanno «imparando» a finanziare gli investimenti in innovazione tecnologica e le start-up in servizi innovativi. Ne sono convinte le Telco, che promuovono servizi di connessione sempre più potenti e veloci.
 

Il contesto italiano
Certo, c'è ancora molto da fare. In Italia solo il 47% della popolazione ha un accesso a Internet, la banda larga collega solo il 26% della popolazione e il digital divide culturale, ovvero il ritardo nella conoscenza dei processi di digitalizzazione e delle opportunità che offrono, è ancora davvero profondo. Ma la strada per battere la crisi o per affrontarla al meglio sembra proprio segnata, soprattutto per il nostro Paese, che vive su un tessuto fittissimo di piccole e piccolissime imprese, per le quali la digitalizzazione è più che un'occasione, è l'unica opportunità di sopravvivenza e sviluppo.


Fonte: Il Sole 24 ore