BRUNO RUFFILLI, TORINO
Il world wide web è la più nota delle tante facce di Internet. Ha compiuto vent’anni qualche mese fa, se si considera quando è stata messa online la prima pagina con testo e link, oppure ventuno, calcolando come inizio la proposta di uno standard unico per condividere informazioni tramite ipertesti. In entrambi i casi, o anche andando indietro fino al 1989, quando ha cominciato a lavorare al suo progetto, dietro il World Wide Web c’è Tim Berners-Lee. Inglese, 56 anni, oggi insegna al Mit ed è stato nominato baronetto dalla regina Elisabetta II per la sua invenzione più famosa. Ne ha parlato ieri a Roma, alla conferenza «Happy Birthday Web», in compagnia di numerosi ospiti italiani e internazionali.


E c’è davvero da augurare buon compleanno al web, perché cresca ancora e mantenga quello spirito di apertura e condivisione con cui era stato concepito. Oggi tutti adoperano un browser, (anche se sempre più spesso non si tratta di Internet Explorer, sceso sotto il 50 per cento), ma con la diffusione di smartphone e tablet cresce rapidamente l’uso delle app per accedere a specifici servizi Internet. Così, ad esempio, chi vuole aggiornare il proprio stato Facebook dal telefonino, non passerà per il browser web, preferendo la comodità dell’app realizzata da Mark Zuckenberg apposta per iPhone o Android. Da una parte avrà grafica ottimizzata, funzioni speciali, la comodità di non dover inserire codici e password, dall’altra rinuncerà per sempre all’idea di navigare in anonimato, di scegliere un programma diverso, di poter utilizzare l’app in modo creativo. E considerato che oltre i due terzi dei contenuti pubblicati su Facebook arrivano da un telefonino, è facile arrivare alla conclusione di Chris Anderson, direttore di “Wired”, che l’anno scorso dichiarò morto il web, indicando nelle app il futuro di internet. È infatti un’app che consente di controllare le mail, un’app che cerca il volo più economico, un’altra che si collega alla banca, e poi ci sono le tante app di giornali e riviste, Skype, eBay, Twitter e mille altre ancora. Il sorpasso è arrivato: negli Usa a giugno i possessori di smartphone hanno trascorso in media 81 minuti al giorno usando app contro i 74 di navigazione web. Un anno fa erano 43 contro 64.

Così l’era del post-pc profetizzata da Steve Jobs sembrerebbe aprire la strada a un’era post-web, dove chi ha uno smartphone o un tablet è costantemente connesso a Internet, ma sempre meno al web (il che è perfino ovvio, se si tiene conto degli schermi più piccoli e siti che non sono pensati per essere utilizzati con il touchscreen ma con il mouse). Due miliardi di persone sono oggi raggiunte da Internet, e per il prossimo miliardo probabilmente lo strumento d’elezione non sarà più il computer, ma il telefonino.

Questo non vuol dire che il web sia morto, anche se Internet si popola sempre più di giardini recintati che tra loro non comunicano, e che anzi puntano proprio su questa chiusura per costruire ecosistemi complessi. Ci provano Facebook e Google, con le app e i giochi, ci riescono Amazon e Apple. E un’azienda di cui si parla poco, Blizzard Entertainment, che però è forte di 12 milioni di giocatori iscritti al mondo virtuale World of Warcraft, per un giro d’affari che supera il miliardo di dollari.

Non è questo il web immaginato dal presidente del World Wide Web Consortium, che a Roma ha puntato sulla Rete come strumento di democrazia e condivisione di informazioni, dove i dati dovrebbero essere pubblici e facilmente accessibili da chiunque. Open government, open data: per Berners-Lee questo è il futuro, in nome della trasparenza di governi e istituzioni. Peccato che ieri su Twitter in parecchi si lamentassero del divieto di postare video o foto del suo intervento (oggi su www.happybirthdayweb.it).

Fonte: La stampa