Un settore che, solo negli ultimi anni, ha portato nei negozi prodotti innovativi come gli occhiali con le lenti che cambiano colore a seconda dell'intensita' della luce, il cemento che abbatte gli inquinanti o tessuti hi-tech piu' resistenti e adatti a temperature estreme, oltre a farmaci sempre piu' mirati nel colpire patologie. Ad oggi il nostro Paese, che si colloca ancora ben dietro Germania e Francia, conta circa 190 strutture impegnate nella ricerca in nanotecnologie, il 55% delle quali pubbliche, mentre il 45% e' rappresentato da imprese o centri di ricerca privati, per un totale di circa 4.100 addetti. E non solo. Nel periodo 2006-2009 sono stati depositati in Italia circa 450 brevetti che riguardano le nanotecnologie, mentre il 55% degli operatori privati e il 15% di quelli pubblici dichiara di avere prodotti 'nano-related' sviluppati allo stadio di prototipo o pilota. Il 30% delle strutture private, inoltre, ha prodotti che hanno raggiunto lo stadio della commercializzazione. "Abbiamo un paniere di innovazione nelle nanotecnologie che sarebbe folle se il nostro Paese non lo utilizzasse" ha sottolineato all'ADNKRONOS Renato Ugo, presidente di Airi, l'Associazione italiana ricerca d'impresa che oggi ha tracciato a Roma un bilancio dello sviluppo delle micro e nanotecnologie, nell'ambito della Giornata Airi per l'innovazione industriale. Si stima che, ogni anno, vengano mediamente destinati alle nanotecnologie finanziamenti pubblici per circa 100 milioni di euro, il 60% dei quali relativi a programmi italiani, il restante 40% in ambito Ue. Si tratta, spiega Ugo, "di un dato significativo, ma che richiede una rapida crescita, considerato che a livello mondiale la spesa globale per la ricerca e sviluppo nel settore delle nanotecnologie ammonta a 18,5 miliardi di dollari".

Per saperne di più.