E' riportato di seguito un estratto dell'editoriale di Carlo Mochi Sismondi, pubblicato sulla newsletter di Forum PA.

Certo non segnerà la fine della lotta alla cattiva burocrazia né sarà l’arma finale contro l’immobilismo di molte pubbliche amministrazioni, ma anche uno scettico come me deve convenire che la PEC, se non risolve, aiuta.

Aiuta perché con la PEC, per parlare solo delle incombenze di questa settimana sulla mia scrivania, potrò rispondere - senza andarci - all’Agenzia delle Entrate che mi richiede documenti che ho già mandato più volte; potrò chiedere alla scuola di mio figlio che mi trasmetta tutta la corrispondenza e anche quella autorizzazione che mi chiede di andare a firmare in segreteria; aiuta perché così potrò parlare con i gestori dei servizi pubblici locali senza estenuanti file e senza, goduria massima, ascoltare per mezz’ore di fila i dischi rotti dei loro call center.

Aiuta quindi… a patto di avercela: sì perché se da lunedì prossimo (26 aprile) i cittadini potranno facilmente e gratuitamente dotarsi di PEC, le amministrazioni che hanno la PEC, che hanno pubblicato i relativi indirizzi nell’apposito sito www.paginepecpa.gov.it, e prevedono quindi di usarla effettivamente sono ancora una minoranza (i dati li ha appena pubblicati il sito del Ministero per la PA e l’innovazione).
Eppure se è relativamente nuova l’opportunità per i cittadini (in effetti anche prima con un esborso molto modesto era possibile dotarsi di PEC), non è nuovo affatto l’obbligo per le PA di dialogare con questo strumento con qualsiasi cittadino o impresa che abbia dichiarato il suo indirizzo di posta elettronica certificata e abbia così espresso la sua volontà di essere interpellato solo attraverso questo mezzo.

L'articolo prosegue qui.
(pubblicato il 21 aprile 2010)