Grazie ad un tavolo di confronto con il Ministero dei Beni Culturali, Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) insieme ad altre associazioni di categoria ha ottenuto la possibilità di ritardare al 30 aprile i termini di presentazione della domanda per il conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore e collaboratore di beni culturali, mentre è stata posticipata al 31 luglio la scadenza per la presentazione delle attestazioni in ordine all’attività di restauro.

Il recente Dm 53/2009 attribuisce il titolo di restauratore solo ai soggetti in possesso di un diploma acquisito presso una scuola riconosciuta o di una laurea universitaria quinquennale, oppure che abbiano svolto otto anni di attività certificata nel settore (prima del 2001).

“I dati in possesso dell’associazione – afferma Cristina Croda, presidente di Cna Milano – dicono che la norma limita l’esercizio della professione solo all’1% delle tremila imprese registrate in Lombardia, perché esige requisiti burocratici che il 99% degli artigiani non possiede”.


Cna è da sempre impegnata nella lotta per affermare il valore di quel “saper fare” tramandato attraverso un processo formativo svolto all’interno delle piccole imprese artigiane, che la nuova norma sta trascurando, in quanto parte dal concetto che la formazione scolastica valga più di quella lavorativa. Pertanto l’associazione ha cominciato con il pronunciarsi contro la retroattività del decreto, facendo ricorso al Tar, per salvare almeno quella maggioranza di artigiani in attività che ha iniziato a svolgere la professione prima dell’entrata in vigore della legge.


Fonte: Artigianando
(articolo pubblicato il 24 febbraio 2010)