L'emendamento alla legge di Stabilità proposto dal senatore democratico Edoardo Fanucci e approvato dalla commissione Bilancio della Camera introduce una imposta inedita per l'Italia e l'Europa intera. La cosiddetta web tax prevede, infatti, che i giganti della Rete, come Google e Amazon, ma anche tutti coloro che effettuano transazioni commerciali online, compresi gli operatori terzi, debbano avere partita Iva italiana. Un modo per poter calcolare i volumi di vendite realizzati in Italia nei settori di pubblicità, e-commerce e gioco online, e tassarli.

 L'idea di tassare le attività poco tracciabili dei colossi del web nasce dall’esigenza di di arginare l'evasione, di evitare lo sfruttamento dei contenuti editoriali protetti da copyright e, nella versione allo studio in Ue, dei dati degli utenti.
Continuano però ad essere apportati dei cambiamenti all’emendamento: è stato eliminato l’obbligo di partita iva italiana per le società straniere che operano nel settore del commercio elettronico italiano, ma rimangono la parte relativa alla pubblicità online e quella sulla tracciabilità degli acquisti di sponsorizzazione digitali e servizi collegati, da effettuarsi solo tramite bonifico bancario o postale.

Fonte: Wired