Secondo l’indagine dell’Istat Check-Up delle imprese italiane”, quasi due terzi delle aziende italiane hanno poca possibilità di competere in un mercato così complesso e globalizzato come quello attuale.
Si parla di 670mila società, con un’occupazione di quasi 6 milioni di addetti.
Le aziende in questione hanno un profilo strategico semplice, sono di piccole dimensioni e soprattutto sono poco propense all’innovazione e si rivolgono perlopiù ai mercati locali.

 L’istituto di statistica per la prima volta ha individuato cinque tipi di società, dividendole per grado di competitività:

  • Imprese conservatrici, ancora poco competitive e poco innovatrici
  • Imprese dinamiche, innovative ma legate al territorio
  • Imprese aperte, capaci di esportare
  • Imprese innovative, che hanno prezzi e prodotti competitivi
  • Imprese internazionalizzate spinte: sono i gruppi industriali del Nord-Ovest italiano, capaci di innovare, attivare relazioni e diversificare i prodotti.

Attualmente le aziende che sanno innovare rappresentano solo il 2,6% del totale.
Le aziende italiane devono quindi spingere maggiormente nella direzione dell’internazionalizzazione e dell’innovazione per poter fare davvero impresa nell’odierno mondo del mercato.

Fonte: Linkiesta