Preparazioni igienico-sanitarie, principi farmacologici funzionali alle preparazioni mediche, packaging, tecnologie per la trasmissione dell’informazione digitale, applicazioni tecnologiche per la casa, a cominciare dalle attrezzature per la cucina, le serrature, le finestre e porte. Sono gli ambiti settoriali in cui si concentra il “genio italico”, misurato attraverso il numero di richieste di brevetto europeo provenienti da imprese, centri di ricerca, Università e inventori individuali. Nicchie di mercato nelle quali l’Italia ha messo in gioco in 11 anni la propria capacità innovativa, quantificabile in 40.524 richieste di brevetto presentate all’Epo, l’European Patent Office, pari al 3,3% di tutte le domande presentate all’Ufficio europeo. Quarantamila domande che valgono “solo” una sesta posizione per numero di richieste fra i Paesi del G7 (alle spalle di Usa, Germania, Giappone, Francia, Gran Bretagna e prima solo del Canada), con un tasso di crescita però significativo (4,1% annuo, meglio di Gran Bretagna, Germania e Francia) e un’incidenza sulla popolazione (oltre 70 domande di brevetto ogni mille abitanti) e sul Pil (il 2,4% per ogni miliardo di euro di prodotto interno loro) analoga a quella inglese, ma ben inferiore a quella di altri Paesi, Germania in testa. Se l’Italia innovativa, delineata dall’Osservatorio brevetti e marchi di Unioncamere, che analizza le domande di brevetti italiani presentati all’Epo e quelle di registrazione dei marchi depositati all’Uami, sconta quindi un certo “ritardo” rispetto agli altri componenti del G7 nel campo della tutela delle tecnologie, risulta invece assai più propensa alla tutela del design e del brand, tanto da occupare, nella medesima classifica, la quarta posizione per numero di marchi comunitari depositati e la seconda per le domande di design.
Brand e creatività, insomma, ai quali l’Italia del made in Italy, nella sua lotta contro le imitazioni e la contraffazione, risulta ormai particolarmente attenta. Tra il 1999 e il 2009 l’European Patent Office (EPO) ha pubblicato 1.246.233 domande di brevetto, l’80% delle quali sono state presentate dai Paesi del G7 . I Paesi del BRIC  detengono una quota esigua di domande di brevetto pubblicate nello stesso periodo, pari a 1,0%. Al di fuori della Cina, che ha incrementato la propria produzione, la crisi ha inciso sulla capacità brevettuale di tutti i Paesi del G7 e del BRIC provocando una flessione delle richieste di brevetto pubblicate dall’EPO nel 2009 rispetto al 2008. Nel 2009 l’Italia ha diminuito del 5% la sua attività nel deposito di domande di brevetto rispetto all’anno precedente.
Alle imprese va l’Oscar dell’inventività. Sono loro, infatti, i soggetti che hanno dato il maggior apporto alla brevettazione europea negli 11 anni presi in considerazione, con una quota di domande pubblicate che raggiunge l’86,3%. La parte rimanente si suddivide tra Inventori persone fisiche (10,0%), Centri di ricerca e Università (2,3%) e richiedenti non italiani (1,4%). L’81,4% delle domande pubblicate dall’EPO tra il 1999 ed il 2009 proviene dal Nord: il 49,5% dal Nord-Ovest, con un apporto predominante della Lombardia, il 31,9% dal Nord-Est, grazie al contributo soprattutto di Emilia Romagna e Veneto. La quota rimanente si deve al Centro per il 13,2% e solo per il 4,0% al Mezzogiorno. Queste due macroaree, tuttavia, fanno registrare la più consistente variazione percentuale media annua (pari a +6,5% per il Sud e Isole). Milano è in testa nella classifica delle province italiane, con il 25,9% delle richieste italiane di brevetto europeo da parte delle imprese e per il numero di imprese brevettanti (1.677). Il capoluogo lombardo è seguito a distanza da Torino (8,7% dei brevetti, 613 imprese brevettanti) e Bologna (7,1% dei brevetti e 479 imprese brevettanti).

Fonte: Unioncamere