La rivoluzione verde, se mai verrà, rischia di tagliare fuori le donne. Il virtuoso ingranaggio della “green economy” sul fronte occupazionale italiano potrebbe incepparsi nella discriminazione di genere. Se infatti da un lato i lavori verdi promettono sviluppo e opportunità, dall’altro rischiano di trasformarsi in una tagliola per il lavoro delle donne, cui sono offerte meno opportunità nei profili tecnici, dirigenziali e organizzativi, molto richiesti in questo ambito.

L’ipotesi di una discriminazione penalizzante, soprattutto per il settore delle energie rinnovabili (comparto fra i più dinamici della green economy), l’hanno prospettata di recente i ricercatori del Progetto WiRES – Women in Renewable Energy Sector, co-finanziato dalla Commissione europea e che in Italia vede la partnership dell’Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni industriali (Adapt).

L’iniziativa si propone di indagare le principali criticità ed opportunità per l'occupazione femminile nel contesto delle energie alternative all’interno di gran parte dell’area Ue. L’obiettivo finale è quello di identificare i settori di intervento in cui sarebbe richiesto un maggiore coinvolgimento delle parti sociali, per scongiurare un eventuale gap dannoso, ma anche per valorizzare i profili femminili già disponibili, rendendo più equa la sfida dei Paesi sull’economia del rispetto ambientale.

I dati definitivi della ricerca saranno resi noti solo a novembre del 2010, ma le prime percezioni emerse sono in grado di sollevare interrogativi cruciali, anche per l’Italia.

Nel frattempo, gli studiosi del Progetto si sono agganciati alle cifre ufficiali di vari enti italiani ed europei, per una riflessione di contesto: secondo le rilevazioni Eurostat in Italia come nella maggior parte dell’Europa, l’occupazione femminile si rapprende tendenzialmente in ambiti o professioni meno retribuiti, con minori opportunità di crescita e sempre vincolati alle esigenze familiari.

“Di fatto nel nostro Paese oggi una fotografia sulla presenza femminile nelle rinnovabili non è ancora disponibile – ci spiega Lisa Rustico, coordinatrice del progetto WiRES in Italia – e quello che ci proponiamo di fare è proprio monitorare il comparto, per capire se e come il settore può trasformarsi in una sfida importante per le donne. Analizzeremo dunque statisticamente la loro presenza al livello quantitativo, ma anche dal punto di vista qualitativo e delle pari opportunità: quindi quali le potenzialità in campo, quali i rischi di disparità o le reali ed eque prospettive di crescita”.


Fonte e articolo integrale: Rassegna.it
(pubblicato il 22 marzo 2010)