Il 22 marzo si celebrerà la giornata mondiale dell’acqua. Utilizzare la risorsa acqua in maniera efficiente è ormai diventato un imperativo in quanto la domanda di “oro blu” è aumentata più del doppio rispetto al tasso di crescita della popolazione mondiale. In questo panorama generale anche le imprese devono fare la loro parte.

L’industria consuma circa il 20% dell’acqua dolce disponibile a livello globale: di questa percentuale, il 60-70% è destinato alla generazione di energia elettrica, il resto viene impiegato nei processi industriali, fra i quali la produzione dei beni, la lavorazione e il recupero delle materie prime. Per questo motivo la gestione dell’acqua sta  entrando nelle politiche di sostenibilità delle aziende più sensibili ed attive che puntano alla riduzione della loro “waterfoot print” o “impronta idrica”, un indicatore che misura il volume d’acqua dolce consumata o inquinata nello svolgimento delle attività aziendali (ad esempio la produzione di un bene, considerando tutte le varie fasi della catena di produzione) sommato a quello consumato o inquinato dalla propria catena di fornitura. Conoscere sia il consumo d’acqua generato dalla produzione, sia quello che avviene lungo la catena di approvvigionamento, può offrire alle imprese anche opportunità di aumento dell’efficienza,  di ottimizzazione dei processi e di innovazione. Di seguito una serie di consigli da mettere in pratica per puntare alla riduzione dell’impronta idrica delle attività aziendali.


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