In un decreto anche le misure per l'agenda digitale La spending review

ROMA - L'agosto terribile sui mercati finanziari non c'è stato. Almeno finora, per fortuna. Ma questo non significa che il governo possa abbassare la guardia e non c'è da stupirsi quindi che ieri il presidente del Consiglio abbia voluto smentire qualsiasi ipotesi di un prossimo abbassamento delle tasse. Mario Monti sta invece studiando i dossier presentati dai singoli ministri sulle cose fatte e quelle da fare, che verranno esaminati nella prossima riunione di governo venerdì 24 agosto. Tre le priorità: rilanciare la crescita, tagliare ancora la spesa pubblica improduttiva, ridurre il debito pubblico.


Sulla crescita l'agenda del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha in programma un decreto legge Sviluppo bis nel quale confluiranno due provvedimenti già in preparazione da tempo, quello sull'agenda digitale e quello per favorire lo start up imprenditoriale, cioè la nascita di nuove aziende.
L'agenda digitale ha come obiettivo l'e-government, cioè la telematizzazione dei rapporti tra pubblica amministrazione e utenti (famiglie e imprese) e più in generale la diffusione dell'economia online. Per questo bisognerà portare, entro il 2013, la copertura della banda larga di base (2 megabit per secondo) al 100% della popolazione e avviare la realizzazione della banda ultra larga (100 megabit) nelle grandi città. Saranno anche previsti sgravi per favorire l'e-commerce, cioè gli acquisti e le transazioni online. Quanto alle misure per le start up, si punta a riunire in un unico fondo le risorse (alcune decine di milioni) attualmente sparse in diverse voci del bilancio pubblico per concentrarle sui progetti migliori. Sia sull'agenda digitale sia sul resto il problema maggiore è quello delle risorse. Servirebbero investimenti massicci mentre al massimo nelle pieghe del bilancio si reperiranno 2-3 miliardi.


Molto atteso dalle imprese è il provvedimento sulle semplificazioni, che tra l'altro sarebbe a costo zero. In questi mesi le associazioni imprenditoriali hanno suggerito al ministero un'ottantina di semplificazioni che coinvolgono procedure, autorizzazioni, concessioni volte a snellire oneri e passaggi burocratici che complicano la vita delle aziende soprattutto in materia ambientale e di mercato del lavoro.
Una spinta alla crescita dovrebbe infine arrivare dal capitolo infrastrutture. Le opere in lista d'attesa per essere sbloccate sono molte. Tra queste gli assi autostradali Orte-Mestre, Benevento-Cancello (Telesina) e Termoli-San Vittore. Entro la fine della legislatura il ministro vorrebbe sbloccare infrastrutture per complessivi 25 miliardi, in buona parte coinvolgendo capitali privati, anche attraverso il nuovo strumento dei project bond.
Completano l'agenda Passera progetti di più lungo periodo e la cui fattibilità è tutta da verificare. C'è il piano nazionale degli aeroporti, per tagliare quelli di piccole dimensioni (ma ci hanno già provato senza successo altri governi) che dovrebbe arrivare entro la fine dell'anno. Tempi lunghi anche per la Strategia energetica nazionale, documento che verrà sottoposto alla consultazione pubblica online e che prevede l'aumento della produzione nazionale di idrocarburi (anche attraverso le trivellazioni in mare) e punta a fare dell'Italia il principale hub per l'ingresso di gas verso l'Europa con la costruzione di rigassificatori, gasdotti di importazione e impianti di stoccaggio.
Sulla revisione della spesa pubblica i tempi saranno invece più veloci. È atteso a settembre il secondo decreto di spending review. Il superconsulente di Monti, Enrico Bondi, ha individuato almeno 10 miliardi di spesa fuori linea negli enti locali. Attraverso la definizione dei costi standard e il potenziamento della Consip (acquisti centralizzati) si dovrebbero ridurre gli sprechi. Obiettivo al quale dovranno concorrere, nei piani del governo, anche il riordino delle agevolazioni fiscali (rapporto Vieri Ceriani) e il taglio degli incentivi alle imprese (rapporto Giavazzi).


Infine, l'attacco al debito pubblico. Il sentiero è stato tracciato dal ministro dell'Economia, Vittorio Grilli: dismissioni per 15-20 miliardi l'anno che, accompagnate a un consistente avanzo primario di bilancio e a una moderata crescita del Pil, ridurranno il debito in linea con gli obiettivi del Fiscal compact, cioè del 3% l'anno. Può funzionare solo a una serie di condizioni, tra le quali la ripresa della crescita e il ritorno della calma sui mercati finanziari, che appaiono ancora lontane. Altrimenti serviranno misure più forti. Per saperlo bisognerà tenere d'occhio tre date: il 6 settembre, la riunione del consiglio direttivo della Banca centrale europea (abbasserà i tassi?); il 12 settembre, quando la Corte costituzionale tedesca deciderà sulla legittimità del fondo salva Stati e del Fiscal compact; il 14-15 settembre, la riunione dei ministri finanziari della zona euro (partiranno i nuovi aiuti alla Spagna? E l'Italia che farà?).

Enrico Marro
Fonte: http://www.corriere.it