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Dai taccuini di alta cartoleria ai piccoli editori che stampano su trame pregiate: la qualità per battere Cina, Corea e India che producono a prezzi bassissimi.

La Rete ha moltiplicato le occasioni di scrittura ma la carta resiste. Un’analisi condotta presso il Fondo monetario internazionale (Imf) di Washington aveva evidenziato, in pieno boom informatico, che anche per gli economisti la carta restava il supporto preferito per la lettura: permetteva di annotare e correggere senza perdere la stesura originaria; offriva velocità di movimento da un testo all’altro, ma anche flessibilità nella disposizione dei fogli sulla scrivania (Renata Tinini in «Galileonet.it»). In Italia innumerevoli piccoli editori vivono ancora oggi di tirature limitate, rigorosamente stampate su carta pregiata: Tallone di Alpignano, o Pulcinoelefante di Osnago (ha in catalogo cose uniche di Alda Merini). Né sono mancate le contaminazioni: lo rivelano prodotti quali PaperLink, uno strumento nato dalla collaborazione tra la giapponese Hitachi, il dipartimento di Computer Graphics dell’Università di Dortmund e il Georgia Institute of Technology di Atlanta. Consente di sottolineare pezzi di testo scritto sulla carta associando e essi un contenuto elettronico. Altri ne sono seguiti e altri ancora nasceranno. Di certo si continuano a scrivere libri di carta per dire che la carta è morta, da dimenticare.

Ogni lunedì  dal 7 aprile 2014
Dalle ore 8.30 alle ore 11.00
Passirana di Rho  via Sant’Ambrogio, 6

 

Presso il Centro Polifunzionale di via Sant’Ambrogio, a Passirana, sarà attivo da lunedì 7 aprile un Punto d’ascolto per il lavoro, uno spazio pensato in un’ottica di integrazione con altri servizi del territorio, enti organizzazioni, associazioni, per favorire in una direzione propositiva e costruttiva la tutela della persona in una condizione di vulnerabilità e fatica data dalla crisi lavorativa.

Proprio oggi pomeriggio mi sono chiesto quale sia l’elemento che accomuna lavoratori giovani e lavoratori maturi all’interno di una organizzazione, ovviamente visto dal punto di vista di un senior come me. Sorprendentemente mi è venuta in mente la formazione. Nella funzione HR junior e senior vengono a volte considerati come appartenenti a categorie separate, con necessità e soprattutto percorsi di sviluppo differenti. Però un elemento attraverso il quale è possibile ridurre questa distanza è proprio la formazione che, in forme diverse, può contribuire allo sviluppo delle competenze di categorie apparentemente lontane. La formazione continua diventa quindi uno strumento interessante da utilizzare per ridurre il gap tra junior e senior, gap che anche l’innovazione tecnologica ha contribuito a rendere maggiormente evidente.

A Milano due giorni di studi e sui disordini da Internet. Per spiegare a chi ne è affetto che la vita è più di una raccolta di Like e Followers.

Si è concluso ieri a Milano il primo congresso internazionale sui disturbi di dipendenza da Internet (Internet Addiction Disorders), senza scomuniche, molte domande e, fortunatamente, qualche risposta. 

Prima fra tutte, sì, la dipendenza da Rete esiste. È multiforme come multiforme è il medium (dalla pornografia al gioco d’azzardo, transitando per la cronica incapacità di passare in modalità offline). È totalmente nuova? Forse no, perché poggia sulle stesse leve delle più note dipendenze da sostanze stupefacenti: una soddisfazione immediata, facile, potenzialmente e illusoriamente infinita, tanto da mettere a tacere, o quasi, ogni altro desiderio o ambizione. È qualcosa che sta nel nostro cervello e che lo psichiatra Furio Ravera definisce “Circuito della ricompensa”. La natura lo ha forgiato per un tipo d’uomo che non raffinava l’oppio né poteva navigare ovunque da un telefonino, ma è ancora lì. Per alcuni soggetti che hanno ferite di “incuria o di abbandono” è una tentazione irresistibile.