Italia 2012: l’Onu bacchetta il nostro paese perché discrimina le donne. Per ilGender Gap Report siamo peggio di alcuni Paesi del terzo mondo. Ora un Manifesto sulla medicina di genere creato da tre associazioni prova ad invertire la rotta coinvolgendo gli scienziati, i politici e la società intera.

06 MAR - Un problema che viene trattato a livello europeo e mondiale da molti anni, ma su cui in Italia siamo ancora parecchio indietro. L’assenza di una medicina di genere, che garantisca nella pratica clinica un’attenzione specifica anche per le donne, sembra essere specchio di un problema molto più ampio. Un problema di violenza, come denuncia l’Onu in un report del mese scorso, che parla di disuguaglianza di genere e di discriminazione. Ma anche un problema politico vero e proprio, come emerge dal Global Gender Gap Report del 2011, dove l’Italia arriva 74esima per le politiche per le donne, dopo paesi come Bangladesh e Ghana.
Anche per questo nasce oggi il Manifesto per la Medicina di Genere promosso da GENS, la neonata alleanza per la medicina di genere costituita da Donne in rete, Equality Italia e GISeG (Gruppo Italiano Salute e Genere). Presentato ufficialmente il 2 marzo a Milano, il Manifesto sta raccogliendo firme bipartisan tra deputati, senatori, europarlamentari e consiglieri regionali affinché anche in Italia la medicina e ricerca scientifica sia attenta al femminile e alle specificità della donna. Ma non solo. “Applicare le politiche di genere vuol dire promuovere lo sviluppo del paese, e ci spinge ad andare verso equità e sviluppo sostenibile”, ha spiegato a Quotidiano Sanità Flavia Franconi, docente di farmacologia cellulare e molecolare all'Università di Sassari e presidente GISeG. “Questa alleanza non vuole riguardare solo gli scienziati, anzi lavorare alle differenze di genere in medicina è un primo passo verso l’uguaglianza nella società intera. Un lavoro che serve non solo alle donne, ma a tutti i cittadini”.

In Italia questa è una novità sia nei contenuti che nella forma.“Ci sono sempre più evidenze scientifiche che maschi e femmine non sono uguali davanti alla stessa malattia. Sono quindi necessarie farmaci e terapie studiati appositamente per le donne”, ha spiegato Franconi. “Ma per la prima volta abbiamo creato un’alleanza trasversale, formata dal cosiddetto associazionismo sociale, rappresentato in questo caso da Equality, e dal mondo scientifico. Questo rende l’approccio innovativo, e forse anche per questo il manifesto sta raccogliendo tante adesioni”.
Il documento è infatti stato sottoscritto da politici bipartisan, che vede esponenti del Pdl, come del Pd, o della politica extraparlamentare. “Le donne consumano circa il 40% in più di farmaci rispetto agli uomini. Tuttavia, secondo l'AIFA in Italia solo il 20% degli studi condotti sui farmaci hanno coinvolto anche le donne. Sono necessarie azioni pianificate, politiche e programmi; è un processo che richiede nuovi modi di pensare”, ha commentato Anna Cinzia Bonfrisco, senatrice del Pdl. La senatrice Fiorenza Bassoli del Pd ha invece commentato: “Le poche donne che sono nella ricerca medica non riescono ad evidenziare la specificità del genere, quell’attenzione al femminile che sempre più la scienza evidenza come necessaria. Il manifesto non solo pone l’attenzione alla differenza tra i generi ma vuole che siano le donne ad essere protagoniste di questa rivoluzione”. A questo scopo in parlamento è anche stata presentata appena qualche giorno fa una mozione dall’ex ministro Livia Turco, che richiede vengano inseriti negli obiettivi strategici del prossimo piano sanitario nazionale la promozione e sostegno della medicina di genere.
 
Tutti spunti interessanti, soprattutto in Italia,dove come già detto si è particolarmente indietro su questi temi. “Basti pensare che in Svezia i primi insegnamenti per la medicina di genere sono stati attivati nel 1995, mentre nel nostro paese ancora non esistono”, ci ha detto Franconi. “Stavolta abbiamo cercato di fare le cose in grande, proprio per rendere esplicito che non stiamo lavorando a qualcosa che riguarda solo gli scienziati, ma anzi, che soprattutto in un periodo di crisi interessa i diritti di tutti e la costituzione di un Welfare State che possa funzionare. In un percorso che proviene da esperienze non solo italiane, ma anche europee e mondiali. In periodo di crisi bisogna difendere e diffondere iniziative di questo tipo”.
 “In Italia, come in Europa, le donne sono più del 50% della popolazione. La ricerca e la farmacologia italiana devono colmare lo spread con l’Europa anche in questo settore. Il diritto alla salute delle donne sia garantito quanto quello degli uomini”, ha specificato anche Rosaria Iardino, presidente di Donne in Rete Onlus. Così come ha concluso Simona Clivia Zucchett,vicepresidente di Equality Italia, mettendo l’accento sul ruolo attivo che devono avere le donne in questo processo: “Le terapie non sono unisex. La ricerca e la medicina devono essere pensate,  sviluppate e inevitabilmente costituite per metà per e dalle donne”.
  
Con la presentazione del "Manifesto per al Medicina di Genere" GENS ha lanciato il nuovo sito Gens People e la rivista on line interamente dedicata alla medicina di genere che porta lo stesso nome: queste risorse serviranno ad informare sulle buone pratiche, sulle novità politiche e le decisioni a livello regionale, nazionale ed europeo, insieme a fornire gli aggiornamenti scientifici e medici in materia di medicina di genere.

Fonte: QuotidianoSanità.it