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Venerdì, 24 Gennaio 2014 12:06

Si scrive smart work o «lavoro agile». Si legge «lavoro dove e quando vuoi», tanto poi alla fine contano i risultati. E l’azienda ti valuta solo su quelli, non sulla presenza in ufficio. La promozione di questo nuovo modo di lavorare sta entrando nell’agenda della politica. Un progetto di legge sarà presentato a giorni. Con firma tripartisan. A perorare la causa di una nuova organizzazione in azienda, amica allo stesso tempo della conciliazione familiare e delle performance aziendali, sono Alessia Mosca per il Pd, Irene Tinagli per Scelta Civica e Barbara Saltamartini per Ncd. Ieri le tre deputate hanno presentato anche  un emendamento al decreto Destinazione Italia (in Parlamento per la conversione in legge) in cui si estendono al telelavoro le agevolazioni previste dal provvedimento. In concreto: credito d’imposta del 65% per investimenti fino a 20 mila euro.

«Era un passaggio necessario per incentivare davvero questo modo di lavorare», fa presente Alessia Mosca. Tra i sostenitori dei vantaggi dello smart work c’è anche Francesco Caio, responsabile dell’Agenda digitale del governo. Che spiega: «La tecnologia ci consente di liberare il lavoro da vincoli di spazio e tempo. Lo smart work può diventare uno strumento di politica industriale. E offrire alle imprese opportunità per ridurre i costi».

In che modo il governo può favorire questa evoluzione organizzativa? «Attraverso il sistema pubblico di identità digitale permetteremo a cittadini e imprese di interagire con le banche dati pubbliche. Più aumenterà la standardizzazione delle banche dati, più cresceranno le possibilità di telelavoro. Anche nella pubblica amministrazione. Lo smart work rende più semplice tenere insieme famiglia e lavoro.

«Solo il 23% delle aziende attua pratiche di gestione della diversità (non solo di genere) – fa presente Simona Cuomo, coordinatrice del laboratorio sulle diversità della Sda Bocconi –. Il telelavoro non sembra ancora far parte del linguaggio aziendale. Eppure il lavoro agile sarebbe un potente strumento di gestione».

Secondo il senatore Tiziano Treu, da sempre impegnato sul fronte dell’innovazione in materia di normative sul lavoro «per sbloccare lo sviluppo del telelavoro è prima di tutto necessaria un’azione culturale, in grado di far apprezzare alle aziende le potenzialità dello strumento». In realtà sono già molte le imprese, soprattutto multinazionali, che stanno introducendo forme di lavoro flessibile. Tra queste Vodafone, circa settemila dipendenti in Italia. «Siamo partiti con un progetto di smart work che riguarda tutto il settore vendite – dicono dal quartier generale milanese del gruppo –. L’intenzione, però, è di allargare l’esperienza ad altri settori. Crediamo talmente che questa strada  sia il futuro che tra i nostri prodotti ci sono anche strumenti per le aziende che puntano sul telelavoro».

Fonte: La 27ma ora