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Lunedì, 06 Febbraio 2012 14:05

Roma, 2 feb. (Adnkronos/Labitalia) - Quarantacinquemila giovani occupate in meno nella media dei primi tre trimestri 2011. E' il dato esposto, nella sua relazione agli 'Stati generali sul lavoro delle donne in Italia' che si è tenuto al Cnel a Roma, da Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento Statistiche sociali e ambientali dell'Istat.

nel 2010 il tasso di occupazione femminile è stato del 46,1% nel nostro Paese, che si è così classificato ultimo in Europa, prima di Malta. Il lavoro femminile, in particolare, al Sud scende al 30,5% contro il 56,1% del Nord. "Il territorio più colpito dalla crisi -ha sottolineato Sabbadini - è stato il Sud. Nel Mezzogiorno le donne occupate, come anche gli uomini, sono diminuiti molto di più che al Nord, e quindi le differenze tra le due parti del Paese continuano ad aumentare".

Tasso di occupazione femminile che in Italia il diminuisce all'aumentare del numero di figli, ribadisce Sabbadini. Secondo i dati dell'Istat, infatti, il tasso di occupazione delle donne in coppia con un figlio è del 60% contro il 91,3% degli uomini nella stessa situazione, e diminuisce al 50,6% nel caso di due figli e crolla al 33,7% in caso di tre figli o più. La diminuzione che si evidenzia tra primo e secondo figlio avviene di più che nel resto d'Europa.

L'Istat rileva inoltre che "in Italia, con la crisi, è cresciuto il part time 'involontario' tra le donne, che non è quello che serve per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Noi abbiamo una quota di part time 'involontario ' che è doppia rispetto a quella europea, a fronte di una quota di part time che è più bassa di quella degli altri Paesi". Secondo Sabbadini "questo vuol dire che il nostro part time sta crescendo più come strumento di flessibilità dal lato delle imprese che non dal lato della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne e anche per gli uomini". Per il direttore dell'Istat ciò vuol dire che "c'è un peggioramento qualitativo del lavoro femminile".

Inoltre la quota di donne inattive che "non cercano attivamente lavoro, ma sono subito disponibili a lavorare", in Italia, è quasi 4 volte più elevata che in Europa (16,6% rispetto al 4,4%). Sono "donne scoraggiate", dice Sabbadini. La distanza, secondo l'Istat, è ancora piu' forte in confronto ai principali Paesi europei.

Per Sabbadini "il problema del lavoro delle donne è prettamente legato al welfare. Se i servizi resteranno così, non ci sarà crescita dell'occupazione femminile". Infatti "la situazione delle donne sul mercato del lavoro è peggiorata con la crisi partendo da una situazione già grave". E quindi per il direttore dell'Istat "o si redistribuisce il lavoro di cura tra i generi e nella società, sviluppando una rete di servizi ampia e funzionante, facilitando anche la crescita dell'occupazione delle donne nel settore dei servizi, o difficilmente potrà esservi futuro per l'occupazione femminile". Tutto questo perché "i nodi del welfare 'fai da te' sono venuti al pettine, è aperta la questione della necessità di rifondazione del sistema di welfare anche in quest'ottica", conclude Sabbadini.

Fonte: Adnkronos