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Mercoledì, 13 Aprile 2011 09:44
Per la collana "101", sicuro punto di forza della Newton&Compton, è appena uscito il libro di Stefania Bonura, Le 101 donne più malvagie della storia, un "catalogo" delle perfide nei secoli, con altrettanti ritratti delle più crudeli signore del mondo. Ci sono maghe, streghe, imperatrici e regine, kapò e naziste come Ilse Koch o Irma Drese, matricide e assassine, fanatiche dei veleni e killer con la pistola. Una carrellata, una foto di gruppo della cattiveria di genere. In apertura, un'avvertenza: ci si chiede se queste donne siano tutte davvero colpevoli senza appello, oppure se almeno alcune abbiano pagato all'opinione pubblica del tempo il prezzo di chi non rispetta le regole in vigore e le vuole scavalcare, fino alla rivolta.
Terreno scivoloso, questo, in cui Stefania Bonura si destreggia con abilità e misura e con quella giusta dose di leggerezza che rende piacevole ogni lettura. E, a prova di quanto a volte sia più potente il pregiudizio della giustizia, emerge il caso di Madeleine Smith, giudicata innocente nel 1857 per l'avvelenamento del suo amante, eppure condannata dalla società vittoriana per le sue lettere scabrose, prodotte in giudizio come prova di inappellabile colpevolezza.
Ecco allora la galleria delle più cattive dividersi in almeno tre categorie: le donne che hanno sparso sangue e malvagità per il potere come Isabella di Castiglia o Maria I Tudor detta La sanguinaria. Le criminali, come  Mary Ann Cotton, vedova di professione, o come la saponificatrice di Correggio, quella Leonarda Cianciulli che, nei primi anni Quaranta, bollì in un pentolone le sue vittime, uccise per danaro. Mentre nel terzo gruppo Bonura riunisce quelle donne che, rese personaggi dalla mitologia, dalla leggenda e dalla fantasia popolare, sono poi state raccontate dalla parola, dal teatro o dal cinema, da Medea a Lady Macbeth, da Abby e Martha Brewster di Arsenico e vecchi merletti a Crudelia De Mon.
Intervista alla scrittrice Stefania Bonura che delle sue eroine in nero afferma: "Non si tratta di "mostri" di crudeltà. Si tratta piuttosto di profili complessi, un miscuglio talvolta inestricabile e incomprensibile di intenzioni malvagie, volontà di emergere, spirito di libertà. Molte delle donne che ho inserito, in realtà, sono state giudicate troppo severamente. Alcune, in effetti, sono state etichettate come malvagie più per il loro comportamento al di fuori delle righe che per crudeltà, per avere cioè varcato un territorio alla donna socialmente e culturalmente precluso. Mi riferisco a tutte quelle che hanno lottato per il potere, utilizzando strumenti che per un uomo sarebbero stati più che leciti: Cleopatra, Teodora di Bisanzio, Elisabetta I, Francisca de Zubiaga, la Thatcher e altre, sono state considerate cattive, a più riprese e con toni differenti, e oggi in molti casi riabilitate, semplicemente per aver impugnato uno scettro con tenacia, mostrandosi, al pari dei loro colleghi maschi, prive di scrupoli e insensibili verso antagonisti e nemici...".

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