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Lunedì, 31 Marzo 2014 08:46

Da quando la legge 188/2007 è stata abrogata, tre mesi dopo la sua entrata in vigore, abbiamo lavorato per riconquistarla. L’abbiamo fatto costruendo reti, dentro e fuori dal Parlamento, costituendo nel 2012 il Comitato per la 188 insieme a donne di Senonoraquando, di partiti, di associazioni, di sindacati, imprenditrici, giornaliste; promuovendo raccolte di firme, incontrando movimenti, imprese, associazioni, ministri dei diversi Governi, Presidenti di Camera e Senato, laeder di tutte le forze politiche, organizzando il 23 febbraio 2012 una giornata di mobilitazione nazionale e più volte presidi davanti a tutte le Prefetture d’Italia. A noi sembrava, e sembra, incredibile non riconoscere la bontà di una procedura, in ciò consiste la legge, una procedura dunque per dimettersi volontariamente dal proprio posto di lavoro.

La compilazione di un modulo scaricabile da Internet, numerato e con scadenza quindicinale, potrà prevenire l’abuso della  lettera di dimissioni in bianco, senza data, fatta firmare alle ragazzi e ai ragazzi al momento dell’assunzione in modo che possa essere perfezionata con tanto di data quando quella ragazza è incinta o quel ragazzo non va più bene. Una lettera finta.

Martedi 25 marzo la Camera ha approvato una nuova legge contro le dimissioni in bianco a 7 anni dalla sua abrogazione: il primo tratto di strada è concluso e ora passa al Senato per la sua definitiva approvazione.

Aiuterà i ragazzi e le ragazze a sottrarsi dal ricatto che li accompagnerebbe per tutta la durata del rapporto di lavoro, aiuterà le imprese sane che non fanno concorrenza sleale con l’abuso di una lettera finta.

Spiace davvero che il M5stelle, anche in questo caso, abbia scelto l’insulto pur di non riconoscere ad altri la capacità di agire concretamente nell’interesse delle persone, con le proposte e la politica, in Parlamento e fuori.

Addirittura è stato detto che con la legge, la stessa che abbiano riconquistato dopo 7 anni, si cancelli una norma molto importante, quella della convalida, che prevede per le donne incinte o madri che si dimettono dal lavoro un controllo ex post sull’autenticità della loro volontà, affidata alla compilazione di un questionario presso l’ispettorato dal lavoro.

Ed invece è il contrario: è proprio partendo dalla inefficacia di quella norma in vigore dal 2001, da 13 anni dunque-anni in cui le dimissioni in bianco di giovani ragazze sono aumentate esponenzialmente come dicono avvocati del lavoro, consigliere di parità, uffici vertenze sindacali, studi Acli, Isfol, Istat. Proprio da lì è nata la nostra legge 188, dalla necessità cioè di trovare un meccanismo che prevenisse l’abuso delle dimissioni in bianco, prima e non dopo, e con l’onere della prova a carico della personaricattata.

Spiace altrettanto che il Nuovo centro destra e Scelta Civica abbiano votato contro, confondendo una legge di civiltà con lacci e lacciuli ulteriore per le imprese.

La legge Fornero sul mercato del lavoro, sotto la spinta della mobilitazione di cui si diceva prima, se ne era occupata ma in modo tortuoso e inefficace. Peraltro il Ministro, durante l’incontro con il Comitato per la 188/2007 a febbraio del 2012, ci disse chiaramente che il Parlamento che aveva abrogato la 188 non avrebbe potuto restituircela e che quindi avrebbe dovuto tener conto delle opinioni contrarie. L’esito fu appunto una norma inapplicabile e tortuosa per tutti e il mantenimento del meccanismo della convalida per le lavoratrici madri, della cui inefficacia si è detto.

Qualcuno poi sostiene che la fine dell’abuso delle dimissioni in bianco vale poco di fronte al job act. Naturalmente la nuova norma non fa da diga alla visione liberista e fallimentare del lavoro privo di diritti come condizione necessaria alle imprese per competere. Ma traduce in norma l’inaccettabilità della contrapposizione diritti/lavoro ematernità/lavoro, in tutti i rapporti di lavoro. In quelli precari, cioè non a tempo indeterminato, in cui la precarietà è insita nella scadenza certa di quel rapporto di lavoro. Le dimissioni in bianco sono fiorite  anche in quelli a tempo indeterminato nei quali anche le tutele di legge, non solo contrattuali, per la maternità possono essere aggirate da dimissioni in bianco. E dunque valeva la pena di impegnarsi tanto per raggiungere questo obiettivo.

Fonte: La 27ma ora