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Lunedì, 17 Marzo 2014 08:39

Guardando la mappa delle donne in politica nel 2014, appena pubblicata dall’Onu e dall’Unione interparlamentare, si notano progressi innegabili: la partecipazione femminile è in crescita sia nei parlamenti che nei governi. Ma resta anche il problema di sempre: le donne non sono ancora riuscite a infrangere il “soffitto di cristallo”, anzi nell’ultimo anno si è registrato un calo del numero di donne capo di Stato o di governo (da 19 a 18).

Concentriamoci per un attimo sulle buone notizie. 1) Il numero di donne parlamentari nel mondo ha raggiunto un record del 21,8%, e ci sono oggi 46 Paesi dove almeno il 30% dei parlamentari sono donne (inclusa l’Italia). 2) Ci sono progressi nei governi: 36 Paesi del mondo hanno degli esecutivi dove le ministre sono il 30%, inclusa l’Italia (la mappa fotografa comunque la situazione nel gennaio 2014). 3) Le ministre si occupano di istruzione, questioni sociali e pari opportunità ma anche, sempre di più, di difesa e affari esteri. 4) Se potessimo garantire un tasso di crescita della partecipazione femminile in politica dell’1,5% (come quello registrato dal 2012 al 2013), raggiungeremmo la parità di genere nei parlamenti in meno di 20 anni.

La domanda a questo punto è: come accelerare il cambiamento? E’ interessante che a rispondere (e a presentare il rapporto) sia stato ieri un uomo, il vicedirettore esecutivo di “UN Women” (l’agenzia Onu per l’uguaglianza di genere e l’autoaffermazione delle donne) John Hendra. Ed è interessante ascoltare la sua strategia in 4 punti, e discuterne insieme. Al primo punto, Hendra mette le quote.

“Dobbiamo usare misure temporanee speciali come le quote – afferma – finché non vivremo in una realtà in cui il campo delle opportunità nella vita politica è pari per le donne e gli uomini”. Hendra osserva che un qualche genere di quote è in uso in 30 dei 46 Paesi dove le donne occupano il 30% dei seggi in almeno una delle Camere del Parlamento; mentre invece sono in uso solo in 6 dei 38 Paesi dove la partecipazione femminile resta al di sotto del 10%.

Secondo punto: introdurre le quote per assicurare l’accesso delle donne a posizione di leadership all’interno dei partiti politici,perché “in molti Paesi – spiega – il ruolo di custodi che giocano i partiti tende a tagliar fuori le donne. Perché le donne possano avere successo devono imparare le regole del gioco e adattarsi. Cambiare le regole richiede più donne al vertice”.

Terzo: i progressi per l’inclusione delle donne nella vita politica richiedonoun forte movimento delle donne nella società civile, che continui a esercitare pressione su chi sta al potere e appoggi le donne sia in corsa che dopo l’elezione. Infine, Hendra sostiene che domande come “qual è il contributo delle donne in politica?” e “perché mai questi numeri sono importanti?” sono ancora estremamente diffuse ed è importante ricordare che, oltre ad essere un diritto costituzionale, l’inclusione delle donne nei processi politici li migliora. “Come dimostrato da molte ricerche, quando le donne si trovano in ruoli decisionali, vengono prese decisioni più inclusive e introdotte leggi e politiche più progressiste”. Ma si potrebbe aggiungere un altro punto: il fatto che Hendra affianchi una leader donna nell’agenzia  ”UN Women” è una dimostrazione in sé dell’importanza di lavorare insieme.

Fonte: La 27ma ora