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Lunedì, 21 Marzo 2011 18:31
Secondo un'indagine Assolombarda su duemila aziende milanesi, aumenteranno le attività internazionali delle Pmi, ma occorre maggiore sostegno istituzionale. Secondo l'indagine poco più di metà (51%) del campione delle duemila imprese, esporta i suoi prodotti. Il 58% delle aziende esportatrici ottiene almeno un quarto del fatturato complessivo dalle vendite all'estero. L'export è l'attività più diffusa tra gli imprenditori che hanno deciso di guardare oltre il mercato interno; molte ditte hanno un ufficio di rappresentanza o una filiale commerciale in altri paesi, ma è abbastanza raro che producano direttamente all'estero, o svolgano attività di ricerca e sviluppo. Il tessuto produttivo italiano, fatto prevalentemente di Pmi manifatturiere, può essere un freno all'espansione internazionale; l'export non è più sufficiente, bisogna rafforzare la presenza diretta nei paesi emergenti, come ha evidenziato il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini.
I segnali sono incoraggianti. Dall'indagine si scopre che nel 2010, il 45% delle aziende esportatrici dell'area milanese ha stretto rapporti commerciali con almeno sei paesi, contro la media italiana del 26% (dati 2009). Nel 2013, la quota delle imprese milanesi con sei o più partner commerciali esteri dovrebbe salire al 50%; inoltre, l'indagine mostra che da qui al 2013 dovrebbero aumentare altre attività, come l'apertura di uffici di rappresentanza o filiali. Nel 2010, il 21,7% delle imprese esportatrici poteva vantare una presenza commerciale diretta, con un ufficio o filiale; nel 2013, l'indagine stima che la percentuale sarà pari al 23,1, così come la presenza produttiva dovrebbe salire dal 5,3 al 6,9% nell'arco di tre anni.

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