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Lunedì, 03 Febbraio 2014 08:24

Non è facile insegnare l’innovazione ed è ancora più difficile insegnare l’innovazione sostenibile perché si deve cercare di conciliare le tre P (profitto, persone, pianeta), adottando una prospettiva che non danneggi l’attività aziendale e al contempo tuteli gli interessi delle generazioni future.

 Per fornire a tutti i futuri manager dell’innovazione le necessarie competenze in ambito sociale e ambientale, le business school prevedono programmi ad hoc: un esempio è il Social Enterprise Lab della Chicago Booth, che organizza anche un premio annuale per la migliore social startup. Rimanendo in Italia, il Dipartimento di Economia di Roma Tre organizza study tour in Africa: l’obiettivo delle missioni è quello di offrire agli studenti dei corsi di imprenditorialità un’ottica diversa, a favore delle popolazioni svantaggiate.
I casi di business sostenibile nati dal basso sono i più vari e nei settori più disparati: si va dal  microcredito (ideato dal Nobel per la Pace  Muhammad Yunus) ai cellulari della Nokia (quelli muniti di torcia e a prova di polvere sono un must nei villaggi indiani);  dalle protesi e le operazioni di  cataratta realizzate con poche decine di dollari (di livello qualitativo paragonabile a quello occidentale) alle cucine economiche della BP.

Fonte: Che Futuro!