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Martedì, 22 Aprile 2014 07:48

E' falso che solo il 2% dei fornitori è pronto e che la Pa è in ritardo. Invece è vero che si risparmierà 1 miliardo di euro. E che la scadenza di giugno è solo l'inizio di un percorso. Facciamo chiarezza, con un articolo del Politecnico di Milano.

Con l’approssimarsi della prima scadenza fissata dal Decreto del 3 aprile 2013 per l’adozione dell’obbligo di Fatturazione Elettronica verso la Pubblica Amministrazione si susseguono grida di allarme, accuse, mistificazioni e clamorose “sparate acchiappaconsensi”. In questo contesto - occupandomi del tema da diversi anni e avendo avuto occasione di confronto continuativo con imprese, Pubbliche Amministrazioni, provider di servizi e soluzioni nonché con tutte le Istituzioni titolate in materia - non posso trattenermi dal fare alcune puntualizzazioni. Per farlo, con l’obiettivo di prediligere chiarezza e sintesi, ho scelto di portare l’attenzione, in particolare, su due Miti e altrettanti Fatti.

 

MITO #1 - Solo il 2% dei fornitori della PA sono pronti

Affermazione errata e frutto, se non di strumentale malizia, quantomeno di ingenua e superficiale lettura dei dati. I fornitori presenti sul Mercato Elettronico della PA (MEPA) sono poco più di 20.000, che – aggiunti ai fornitori attestati sui mercati elettronici regionali – può condurre, in effetti, al 2% dei circa 2 milioni di fornitori che, su base annua, emettono fattura nei confronti della PA. 

Quindi l’affermazione è vera? Tutt’altro!

Tanto per cominciare, solo una parte dalla PA Centrale - nello specifico, meno della metà degli Enti Pubblici interessati dall’obbligo - dovrà ricevere esclusivamente fatture elettroniche a partire dal prossimo 6 giugno 2014: per tutti gli altri, ci sono ancora diversi mesi per “fare i compiti a casa” e adeguarsi al prossimo obbligo. In secondo luogo, non tutti i fornitori della PA passeranno attraverso la soluzione messa a disposizione dal MEPA: questo rappresenta, infatti, solo uno dei possibili canali - non necessariamente il migliore o il più adatto per tutti - che i fornitori potranno utilizzare per trasmettere le proprie fatture alle PA. In terzo luogo, dei circa 2 milioni di fornitori della PA solo una quota molto piccola - che si stima essere nell’ordine dei 30.000 soggetti - ha con la Pubblica Amministrazione relazioni di fornitura “intense”, in altre parole emettono stabilmente fatture verso la PA in modo anche molto frequente. Mi pare del tutto ragionevole attendersi che gli altri valuteranno e sceglieranno quale canale utilizzare solo quando si presenterà l’occasione di fornire beni o servizi alla PA: che sia il MEPA oppure un altro dei canali già oggi disponibili o che verranno attivati nei prossimi mesi.

 

FATTO #1 - La Fatturazione Elettronica verso la PA produrrà risparmi nei conti della PA per circa 1 Miliardo di €

Le stime sono ormai consolidate e confermate da più fonti autorevoli: a regime il potenziale impatto della Fatturazione Elettronica verso la PA è pari a circa 1 miliardo di € su base annua. Naturalmente questi benefici sono conseguibili non nell’immediato, allo scattare dell’entrata in vigore dell’obbligo. Servirà tempo per poter portare il sistema a regime. Ma si tratta di un traguardo raggiungibile e ragionevole, a patto di intraprendere questo percorso con consapevolezza e con la voglia di sporcarsi le mani e affrontare il processo di cambiamento che l’obbligo di Fatturazione Elettronica si limita, per forza di cose, solo a innescare. Per conseguire quei risparmi, infatti, non basta ricevere il documento fattura in formato elettronico strutturato e portarlo in conservazione elettronica: è necessario ripensare prassi e procedure organizzative in modo da “mettere a terra” il valore racchiuso nella novità introdotta dall’obbligo, ossia la ricezione di dati strutturati “liberati” dall’essere rigidamente vincolati al supporto cartaceo.

 

MITO #2 - La Pubblica Amministrazione non è pronta e, anzi, è già in ritardo

L’inserimento, da parte delle PA, dei relativi codici IPA all’interno del sito www.indicepa.gov.it non è stato puntuale e a oggi non tutte le PA rispetto alle quali scatterà l’obbligo di Fatturazione Elettronica il prossimo 6 giugno 2014 hanno provveduto a completare questo passaggio. Sicuramente è vero, ma questo non significa affatto che la PA non è pronta. Vediamo perché.

Ci sono PA che pur non avendo ancora inserito i propri codici IPA si sono però attivate - alcune in autonomia, altre beneficiando delle azioni poste in essere, per esempio nel caso dei Ministeri, dalla Ragioneria Generale dello Stato - per mettersi nelle condizioni di poter ricevere e gestire le fatture elettroniche che verranno loro inviate a partire dal prossimo 6 giugno. Ci sono PA che si sono attivate, ben prima dell’uscita del Decreto n. 55 del 3 aprile 2013 e dell’obbligo di Fatturazione Elettronica verso la PA, per dar vita a iniziative e azioni finalizzate a promuovere la digitalizzazione dei processi di relazione con i propri fornitori. Ci sono PA che non solo hanno già pubblicato i propri codici IPA ma che stanno seriamente valutando di anticipare i termini dell’obbligo e abbracciare questa novità in anticipo sui tempi fissati dal Legislatore: è questo il caso, per esempio, di alcuni Enti della Sanità o di “consorzi” di Comuni per i quali il 6 giugno 2014 teoricamente potrebbe essere solo un venerdì come un altro.

Mettendomi nei panni di un fornitore della PA - esercizio invero piuttosto semplice, dal momento che, quale professionista, lo sono a tutti gli effetti - va detto che porsi il problema se l’Ente “X” piuttosto che l’Ente “Y” abbia o meno caricato il proprio codice IPA è assolutamente irrilevante. Se un fornitore, infatti, non riceve dalla PA sua cliente indicazioni in merito al codice IPA da utilizzare per procedere alla fatturazione, sul sito www.indicepa.gov.it si trova comunque un codice IPA relativo all’ufficio di Fatturazione Elettronica “centrale” cui indirizzare le fatture. L’invio delle fatture alla PA non è dunque a rischio.

 

FATTO #2 - La Fatturazione Elettronica verso la PA non è un risultato acquisito ma l’inizio di un percorso

È tutto pronto e perfetto, quindi? Non ancora. E sarebbe illusorio raccontarsi qualcosa di diverso: i primi a esserne consapevoli sono proprio coloro che su questo tema stanno lavorando da anni, nelle Istituzioni, e che guardano al 6 giugno 2014 come a una data importante - certo - ma non come al traguardo ultimo. Gli Enti e gli Uffici della PA dovranno “digerire” la novità e non limitarsi a recepirla, innovando le proprie prassi e procedure, ma anche intervenendo sui propri sistemi interni per poter cogliere appieno la grande opportunità aperta da questo cambiamento: la ricezione di un file in formato elettronico strutturato che i sistemi possono “leggere” in automatico. Anche le norme, peraltro, continueranno ad evolvere nella direzione della semplificazione e di una sempre maggior chiarezza e armonizzazione, in continuità e coerenza con quanto sta da qualche anno avvenendo sul fronte - più generale - della dematerializzazione dei documenti e della digitalizzazione dei processi. Il Sistema di Interscambio, infine, potrà essere ulteriormente migliorato e - come qualsiasi infrastruttura tecnologica - aggiornato e “rinfrescato” nel tempo, per consentire – potenzialmente - ulteriori semplificazioni amministrative, rapide certificazioni dei crediti e processi, in definitiva, più trasparenti, rapidi ed efficienti.

Fonte: Agenda Digitale-Daniele Marazzi