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Martedì, 26 Aprile 2011 16:08
Un’economia ancora convalescente dalla crisi e imprenditori e consumatori che fanno più attenzione al portafoglio. Sembra questo il “mix” di condizioni che hanno determinato, nel 2010, una visibile frenata del fenomeno dei protesti rispetto all’anno precedente e che ha fatto fermare il conto delle promesse non onorate alla cifra di poco più di 3,8 miliardi di euro, contro i quasi 4,5 del 2009. In termini relativi, nei dodici mesi dello scorso anno i protesti levati nelle province italiane si sono ridotti complessivamente del 7,2% nel numero e del 14,7% in valore. La diminuzione ha riguardato tutte le tipologie di “pagherò”: dagli assegni alle cambiali alle tratte. In particolare, gli assegni sono diminuiti del 16,5% nel numero e di quasi il 22% nell’importo (il valore medio è diminuito del 6%). Indicatori tutti con il segno meno anche per le cambiali a vuoto che hanno visto ridursi sia il loro numero del 2,6% che il valore medio (-3,5%), con il risultato che i “pagherò” rimasti sulla carta hanno registrato una riduzione del 5,9% rispetto al 2009, per un controvalore totale di poco superiore al miliardo e 850 milioni di euro contro i quasi 2 miliardi dello scorso anno. Infine, in diminuzione anche le tratte, strumento di pagamento residuale ma ancora in uso nel mondo degli affari: il numero di quelle non incassate nei dodici mesi del 2010 è diminuito del 15,7%, così come il loro valore totale sceso del 3,5% mentre è aumentato del 14% il loro importo medio.
In valore assoluto, i dati indicano che nel corso del 2010 le regioni dove si concentrano maggiormente le mancate promesse di pagamento sono state Lazio, Lombardia e Campania con un monte di scoperto pari, rispettivamente, a 748, 736 e 546 milioni di euro. La Lombardia balza in testa alla classifica se si guarda invece al numero di effetti complessivamente protestati, quasi 230mila, seguita dalla coppia Lazio e Campania rispettivamente con 220mila e 198mila. La graduatoria cambia se si prende in considerazione il valore medio delle “bufale: il conto più salato lo presentano in Trentino-Alto Adige, con protesti che valgono in media di 3.980 euro contro una media nazionale di 2.774 euro. Seguono i veneti e i laziali che, rispettivamente, hanno firmato impegni del valore medio di 3.494 e
3.403 euro. E’ invece la Valle d’Aosta, dove però i titoli non pagati sono poco diffusi, la medaglia della regione più virtuosa del 2010: nel loro complesso, i protesti levati rispetto al 2009 diminuiscono di un quarto (-24,9%) in termini di numero e di quasi il 67% in valore. Più staccato risulta essere il Trentino Alto Adige con una riduzione nel numero degli effetti levati pari al 14,9% seguito dalla Campania dove il numero dei protesti è sceso dell’11,1%. Unica regione in controtendenza rispetto all’andamento medio nazionale è l’Umbria: nel ‘cuore verde d’Italia’ nel 2010 si evidenzia un incremento del numero dei titoli protestati di oltre il 3%.  Al rispetto delle scadenze, i più refrattari appaiono i romani, i milanesi ed i napoletani, che concentrano il numero ed i valori provinciali più elevati nel periodo: in queste 3 province si concentra oltre un terzo (33,6%) di tutto l’insoluto nazionale del periodo. A Belluno e Rieti va invece il primato dei meno indebitati. A Viterbo e Trento vivono invece quelli che mediamente rifilano le “bufale” più salate: oltre 5mila euro i valori medi dei titoli complessivamente protestati.

Fonte: Unioncamere